Tra i numerosi documentari realizzati nell’ultimo anno, anno e mezzo, in occasione del centenario di Pier Paolo Pasolini, l’unico che al momento riuscirà a raggiungere le sale è Una visione nuova di Giancarlo Scarchilli, ospitato lo scorso novembre al Festival di Torino e ora, grazie a Medusa, in un centinaio di cinema come Evento Speciale per tre giorni, il 5, il 6 e il 7 marzo.

A quasi 50 anni dalla morte del regista, scrittore, poeta, intellettuale italiano, Scarchilli realizza un lavoro appassionato partendo da un assunto molto interessante: quali sono, e perché, le tante personalità che hanno avuto un significativo mutamento dopo aver conosciuto Pier Paolo Pasolini.

"Accattone cambiò il cinema, gli Scritti corsari cambiarono il giornalismo, Racconti di vita cambiò la letteratura. Mi sono concentrato su questo, per raccontare un’epoca”, spiega Scarchilli, che alterna materiale d’archivio e interviste inedite per ricostruire un percorso che, partendo da Pasolini, ha visto poi nascere, o consolidarsi, altri talenti.

Dall’incontro casuale e determinante con Sergio Citti (che si fermò per aiutarlo a cambiare un pneumatico e divenne il suo Virgilio per quello che riguardava l’osservazione e la restituzione poetica delle borgate romane) a quello con Bernardo Bertolucci, che iniziò al cinema come suo aiuto regista in Accattone, passando per Vincenzo Cerami, Dante Ferretti, Ennio Morricone e Danilo Donati: “Come un rabdomante, Pasolini sapeva scovare il talento dove altri non lo percepivano”, dice ancora Scarchilli, che aggiunge: “Penso che Pasolini sapesse leggere la realtà talmente a fondo che prevedeva il futuro, penso ad esempio ai discorsi contro l’omologazione, e non solo. Non è stato soltanto un pensatore ma un uomo che ha vissuto sulla propria carne quello che pensava e diceva, con un coraggio spiazzante. Morto lui, come ricorda Filippo Ceccarelli nel film, non è più esistito nessuno così”.

Franco Citti e Pier Paolo Pasolini sul set di Accattone - @ CSC
Franco Citti e Pier Paolo Pasolini sul set di Accattone - @ CSC

Franco Citti e Pier Paolo Pasolini sul set di Accattone - @ CSC 

Prodotto da Morena Gentile, in coproduzione con Luce Cinecittà e la collaborazione di Rai Cinema e il CSC, Pier Paolo Pasolini – Una visione nuova ospita gli interventi, tra gli altri, di Carlo Verdone, Pupi Avati, Daniele Luchetti, Walter Veltroni, Giancarlo De Cataldo, Caterina D’Amico, Felice Laudadio, Andrea Purgatori, Giuseppe Manfridi, Matteo Anastasi, Ugo De Rossi, Luigino Piccolo, Giuseppe Gentile, Alessio Boni (che legge un passo di Io so), David Grieco e Blasco Giurato.

Proprio a quest’ultimo, scomparso lo scorso 26 dicembre, Giancarlo Scarchilli dedica il film e un pensiero: “Con Blasco c’è stata un’amicizia lunga 43 anni, non è stato solamente un grande direttore della fotografia, ma il mio consulente letterario, visto che ogni volta che scrivevo una poesia era sempre il primo a cui la mandavo per avere un riscontro”.

David Grieco invece – che insieme a Steve Della Casa (“La Francia negli anni ’60 ha avuto la Nouvelle Vague, l’Italia ha avuto Pasolini”) sta preparando un omaggio a Sergio Citti per celebrare il 90esimo dalla nascita che sarà ospitato al prossimo Festival di Torino – si sofferma sull’aspetto unico di questo documentario: “Rispetto a tanti altri che sono stati già realizzati, questo è speciale perché a volte dimentichiamo che Pasolini ha davvero cambiato la vita ad un numero incalcolabile di persone”.

Per osmosi anche allo stesso Scarchilli (che nel ’79 iniziò come assistente alla regia per Sergio Citti in Due pezzi di pane), tornato in Italia da Londra proprio all’indomani della morte di Pasolini: “Ho avuto la fortuna di imbattermi in Sergio Citti e il mio rapporto con il cinema nacque così. Sergio e Franco Citti diventarono la mia famiglia”.

Da Accattone a Medea, passando per Uccellacci e uccellini, il lavoro di Scarchilli si sofferma anche sulla capacità irripetibile che Pasolini aveva di mescolare non-attori (su tutti Franco Citti, Ninetto Davoli, Mario Cipriani, Ettore Garofolo) con figure iconiche come Anna Magnani o Maria Callas, Totò o Orson Welles, e non dimentica ovviamente il rapporto che il regista aveva con Laura Betti (“Esistono dei rapporti che sono quelli che entrano nella tua vita per sempre”), prima artefice della Fondazione Pasolini all’indomani della sua morte.

Infine, su eventuali “eredi” cinematografici di Pasolini, Scarchilli non ha dubbi: “Matteo Garrone, è l’unico nel quale ravvedo una pulizia di sguardo, un’autenticità che non riesco a trovare in altri”.