“Turbamento della coscienza e della serenità altrui, provocato da azione, contegno, fatto o parola che offra esempio di colpa, di male o di malizia”.

È la definizione che la Treccani fornisce per la parola “scandalo”. Parola che, ad onor del vero, da qualche anno – diciamo dall’avvento dei social e dal conseguente utilizzo di rimbalzo che ne viene fatto a livello mediatico – ha forse perso la potenza del suo significato originario.

Da un paio di giorni, dunque, lo “scandalo!” sarebbe quello di non trovare nelle candidature Oscar la regista e l’attrice protagonista di Barbie, Greta Gerwig e Margot Robbie. Entrambe sono comunque in corsa – sempre per lo stesso film – come sceneggiatrice e produttrice (quest’ultima nella decina del miglior film).

Fino a qualche tempo fa si sarebbe gridato allo scandalo se nella cinquina per la migliore attrice non avesse figurato un’interprete di colore, o asiatica (o comunque appartenente a qualche “minoranza etnica”), allo stesso tempo se nella cinquina per la migliore regia non avesse figurato almeno una “regista donna” (che anche quest’anno c’è, è Justine Triet per Anatomia di una caduta, film Palma d’Oro a Cannes, festival la cui giuria internazionale sarà presieduta il prossimo maggio proprio dalla stessa Gerwig...). 

Greta Gerwig © Ben Rayner
Greta Gerwig © Ben Rayner

Greta Gerwig © Ben Rayner

Non era mai accaduto, invece, ad esempio, che nella decina per il miglior film (erano cinque fino al 2013, dal 2014 sono diventati 10, chissà forse proprio per avere un margine più ampio dove poter scegliere i film non solamente in base alla loro mera qualità?...) figurassero 3 titoli diretti da registe donne, sempre Anatomia di una caduta, poi Past Lives di Celine Song e, appunto, Barbie di Greta Gerwig.

Chi urla allo scandalo (sì, anche Ryan Gosling l’ha fatto, lui candidato MASCHIO come attore non protagonista...) per il mancato inserimento di quest’ultima nella cinquina per la migliore regia (dove peraltro era entrata nel 2018 con l’opera prima Lady Bird) parte dal presupposto che siccome Barbie è stato un “fenomeno di costume” – cosa innegabile, ci mancherebbe, anche grazie allo strepitoso incasso di 1,4 miliardi di dollari nel mondo (chissà cosa avrebbero dovuto dire allora i fan di Avengers: Endgame, che ne aveva incassati 2,8 di miliardi, candidato solamente per gli effetti speciali...) – allora bisognava rimarcare quel successo riconoscendo la bontà “registica” dell’operazione.

Ora, al netto dei gusti personali (legittimi, anzi sacrosanti), c’è qualcuno in grado di dimostrare che Barbie di Greta Gerwig sia un film realizzato, “girato” oggettivamente meglio dei cinque selezionati per la migliore regia? Davvero qualcuno può sostenere che il film Mattel abbia una regia migliore rispetto a quella di Jonathan Glazer per La zona d’interesse, di Yorgos Lanthimos per Povere creature!, di Christopher Nolan per Oppenheimer, di Martin Scorsese per Killers of the Flower Moon o di Justine Triet per Anatomia di una caduta? 

Per assurdo, pensando ad altri esclusi in quella cinquina, la regia di Barbie è migliore di quella di Alexander Payne per The Holdovers?

E perché nessun* si è scagliat* contro la decisione dell’Academy di tener fuori da quella cinquina anche Celine Song, regista e sceneggiatrice (qui è in corsa) del ben più che notevole Past Lives (l’altra nomination è quella per miglior film, come detto)?

Forse perché gridare allo scandalo per un film “non fenomeno di costume” avrebbe avuto meno eco sui social? Meno like e interazioni? Meno faide social, aizzate alludendo a complotti antifemministi, che comunque portano traffico? 

D’accordo, nel caso specifico l’oggetto del film in questione è apertamente “femminista”, una bambola che si emancipa dalla sua condizione stereotipata per farsi donna. Ma da quando è solamente il contenuto, il messaggio, a stabilire la reale qualità di un film? 

La sensazione in fondo è proprio questa, che l’opera in sé, il film, la qualità dello stesso siano solamente l’ultimo pretesto per portare acqua ad un mulino che ha sempre bisogno di girare per restare virtualmente vivo.

Per quanto riguarda la cinquina delle migliori attrici, poi, non è che l’assenza di Margot Robbie abbia escluso altre colleghe dalla stessa. Piuttosto dove eravate l’anno scorso, quando la prova sensazionale di Robbie (due volte candidata all’Oscar, mai premiata) in Babylon di Damien Chazelle venne totalmente snobbata dall’Academy e non finì neanche in cinquina?

C’è qualcuno che può veramente ritenere la “sua” Barbie migliore di quella stratosferica e incontenibile Nellie LaRoy?