La serialità è la grande narrazione del nostro secolo. Dilatata, intermediale, fruibile ovunque e contemporaneamente su più media.

Per formare in Italia i nuovi sceneggiatori e le nuove sceneggiatrici della “televisione complessa” (Mittell) nasce Screenwriting for Series, master di primo livello, bilingue, di durata annuale, senza limiti d’età, in partenza il 1° ottobre prossimo presso il campus di Roma di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti.

Al timone del corso, Francesca Staasch, Advisor Leader del Master e Vincenzo Cuccia, Media Design and New Technologies Area Leader.

Vincenzo e Francesca, molti sostengono che non si possa insegnare a scrivere, ma in Italia corsi di scrittura fioccano ovunque. In più, dall’America giunge l’allarme degli sceneggiatori, minacciati dall’AI. Allora perché fare un Master in Screenwriting for Series presso NABA, Nuova Accademia di Belle Arti?
Riteniamo che proprio in un momento di esplosione e grande richiesta di contenuti seriali, la consapevolizzazione di chi muove i primi passi nel mondo professionale sia fondamentale. Per questo, proprio in virtù delle nuove criticità emerse con l’AI e del boom dei nuovi player, è necessario proporre percorsi formativi di alta specializzazione in grado di fornire agli studenti gli strumenti utili per gestire una scrittura che rimanga autoriale, portando avanti la didattica anche in sinergia con le nuove tecnologie.

Come nasce il corso?
Il percorso che proponiamo è rilevante dal punto di vista accademico in quanto riconosciuto dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca), e nasce da un’istanza reale dell’industria dell’audiovisivo con la quale NABA s’interfaccia costantemente per intercettarne le esigenze; in particolare, un confronto e una collaborazione sullo sviluppo del corso è avvenuta proprio con WGI, Writers Guild Italia

Come si articola?
Si tratta di un corso specifico sulla serialità, uno dei linguaggi attualmente più consolidati e di rilievo anche nel panorama italiano. Il Master Accademico è in lingua italiana ma anche in inglese per dare una dimensione internazionale alla formazione. Riteniamo che sia un punto importante e specifico di questo percorso, al fine di sviluppare centri di formazione che siano di interesse per studenti da tutto il mondo e viceversa, e per creare un contesto in cui sia prassi scrivere progetti in lingua inglese e confrontarsi con professionisti internazionali.

Quali sono i punti di forza di questo percorso di formazione?
Pensiamo che in un contesto formativo in cui per diventare sceneggiatrici e sceneggiatori la specializzazione è fondamentale, portarla all’interno dell’alta formazione artistica, con un riconoscimento sia dall’industria che dal mondo dell’education, apra la strada a un modello virtuoso simile a quello di altri Paesi, garantendo la possibilità di intraprendere percorsi strutturati che facilitino l’espressione dei talenti attraverso il loro inserimento nel mondo delle professioni creative dell’audiovisivo. L’ambiente dell’Accademia ha insito un confronto multidisciplinare e interdisciplinare in grado di arricchire e di tenere presente una prospettiva di esplorazione tra i linguaggi che ne è la forza di innovazione e originalità. Un campus in cui gli autori si formano a contatto con designer e artisti.

Francesca Staasch, Advisor Leader del Master
Francesca Staasch, Advisor Leader del Master

Francesca Staasch, Advisor Leader del Master

I requisiti di ammissione (limiti d’età, titoli, quote rosa etc.) e le fasi di selezione previste.
Questo Master è un percorso di specializzazione per cui è necessaria una laurea triennale o Diploma Accademico di Primo Livello. Candidate e candidati sono selezionati da docenti e responsabili del corso sulla base degli studi precedenti, delle competenze acquisite, dell’attitudine e delle aspettative in linea con il programma. La fase di selezione, infatti, prevede la valutazione del curriculum vitae, del portfolio ed eventualmente un colloquio. Sul portfolio: gli studenti possono presentare svariate tipologie di testi, non soltanto audiovisivi: drammaturgie, racconti, non necessariamente sceneggiature. Inoltre, come Area Media Design and New Technologies di NABA abbiamo aderito da più di un anno alla carta di comportamento etico del settore audiovisivo di Women in Film, Television and Media Italia, cerchiamo quindi di partire da un’attenzione e rispetto della gender equality e dell’inclusione, a prescindere.

Vincenzo Cuccia, Media Design and New Technologies Area Leader
Vincenzo Cuccia, Media Design and New Technologies Area Leader
Vincenzo Cuccia, Media Design and New Technologies Area Leader

Come sono strutturate, invece, le lezioni e soprattutto cosa deve aspettarsi di aver appreso, alla fine, chi le frequenta?
La didattica è principalmente project based attraverso il modello ‘learning by doing’. Le lezioni sono quindi di approccio laboratoriale: si lavora individualmente o in gruppo su esercizi pratici o progetti proposti dai docenti professionisti che affiancano gli studenti. L’esperienza formativa si basa inoltre sull’esplorazione di temi legati alla contemporaneità, interventi teorici, conferenze su differenti discipline e con professionisti del settore, che hanno l’obiettivo di sviluppare conoscenze teoriche e metodologiche in ambito artistico e culturale. La modalità è intensiva per cui l’impegno, tra lezioni in classe e parte di esercitazione e studio individuale, è da considerarsi a tempo pieno. Le competenze professionali apprese permetteranno a studentesse e studenti di proporre progetti di scrittura seriale e di essere in grado di collaborare attivamente in una writers’ room, e di sapersi muovere anche nell’ambito editoriale.

Qual è il punto d’arrivo?
A completamento del percorso è previsto un tirocinio e una prova finale, ovvero un pitch di progetto valutato da una commissione di docenti e professionisti, in particolare produttori, agenti, sceneggiatori, head of development delle principali realtà sul territorio. Questa modalità è già stata messa in campo in un certo senso con il progetto Z-Pitch, promosso da NABA e Fondazione Cinema per Roma, di cui si è conclusa poche settimane fa la seconda edizione, con il coinvolgimento anche di altre realtà formative.

Avete inserito la “lente di genere” tra i criteri costitutivi del Master. Cos’è e che ruolo avrà nello sviluppo del Master.
L’attenzione alla gender equality si dovrebbe ritenere consolidata: come dicevamo, NABA si è interfacciata nella costruzione di questo Master con Women in Film, Television and Media Italia. L’applicazione del superamento degli stereotipi di genere all’interno delle narrazioni è una tendenza che va monitorata già dalle prime fasi della scrittura e nel contesto stesso della formazione.

Il campus di NABA a Roma
Il campus di NABA a Roma

Il capus di NABA a Roma

La qualità imprescindibile dell’aspirante sceneggiatore o sceneggiatrice per essere ammesso.
Nella sua application, deve dimostrare di avere una visione, un mondo da raccontare, suo personale, unico e specifico. Deve essere mosso quindi da una grande passione e aver letto molte sceneggiature.

La qualità imprescindibile che vi aspettate voi, curatori del corso, che i ragazzi e le ragazze apprendano a fine percorso.
Ci aspettiamo che si sappiano muovere con professionalità e competenza nelle attività richieste nelle fasi di scrittura ed editoriali. Ma anche che siano consapevoli dei meccanismi della filiera dello sviluppo, sia della propria specificità, di come può essere spesa per inserirsi nel mondo del lavoro e per posizionarsi all’interno di un percorso nell’industria della scrittura seriale.

Per molti il trionfo della serialità segna la rivincita degli sceneggiatori sui registi, il primato dell’idea sullo stile. È così?
In altri contesti fuori dall’Italia è di fatto già così, diciamo che in Italia se vogliamo seguire questa evoluzione abbiamo la necessità di investire sulla formazione dei nuovi sceneggiatori, anche per far sì che fra autori e registi esista una collaborazione proficua anziché la ricerca di un primato.