Tom (Edoardo Leo), laureato in lingue romanze, alleva vongole. Lea (Miriam Leone), figlia del sottosegretario alla Difesa, è psicologa all’Asl. Si incontrano e subito scontrano, ma il mondo là fuori è ancor più turbolento: Spagna e Italia sono sul piede di guerra. La guerra in Europa e, incredibile ma vero, solo Tom e Lea sembrano poterla fermare.
In carnet Troppa grazia e Non pensarci, Gianni Zanasi dirige la commedia bellica War – La guerra desiderata, una coproduzione Italia Francia in cartellone alla XVII Festa del Cinema di Roma e in sala dal 10 novembre 2022.
Protagonisti Edoardo Leo e Miriam Leone, nel cast Giuseppe Battiston, Carlotta Natoli, Stefano Fresi, Antonella Attili, Massimo Popolizio, Bruno Todeschini, Anna Mouglalis, Marco Tè, Paolo Briguglia, Daniele De Angelis, Sergio Pierattini e Teco Celio, il film – ci informa un risparmiabile cartello iniziale – “è stato scritto nella primavera del 2019. Nella primavera del 2022, mentre eravamo al montaggio, la Russia ha invaso l’Ucraina”. Nelle note di regia Zanasi ha belle parole: “Un mio amico mi ha scritto ‘Tu sei un veggente’. Io gli ho risposto ‘No, io non prevedo il futuro, è il futuro che sta andando all’indietro’. La penso davvero così. E mi auguro, nell’orrore di quello che sta succedendo, che il cinema possa ancora una volta rimettere il futuro dove è giusto che stia. Dopo il presente”.
L’idea, persino il soggetto, è interessante e, appunto, profetica: uno stupro, vero o presunto, innesca una escalation folle e trascina il vecchio Continente sull’orlo, e più, della catastrofe bellica. Purtroppo, i meriti di War si esauriscono qui: è un film drasticamente e irrefutabilmente non riuscito. Costosamente anche, perché il budget è visibilmente non basso, anzi.
Non funziona il rapporto tra Leo e Leone, malgrado l’assonanza non c’è intesa, e non funziona, ed è assai più grave, l’affresco fantapolitico, che appunto troppo fanta non è, di una Roma deserta – il Covid ha dato questa grande possibilità – e apocalittica, in cui rabbia e frustrazione scendono per strada, segnatamente coi paramilitari guidati da un Battiston davvero sopra le righe.
Il voltaggio distopico, invero vicino al dato di realtà odierno, è fuori giri, non ha un centro di gravità, anche gravitas, i generi non tengono, la commedia sdilinquisce nel dramma, il thriller nella farsa, e i registri si perdono i personaggi, e viceversa.
Manca risolutezza, latita complessità, il troppo si alterna al poco, senza mai trovare né la giusta misura né la giusta distanza. Peccato capitale, esemplare, perfino icastico dell’andazzo di tanto cinema italiano ultimo scorso: scambiare idea per sceneggiatura, soggetto per film, bearsene e consegnarsi all’indesiderato in sala.
PS: Tom e Lea discutono della prigionia del di lei padre, recluso da due giorni alle terme, dopo cinque minuti ci riparlano, e con sommo stupore di Tom, di quei due giorni. Non c’hanno, non loro ma i realizzatori del film, un amico?
Una distopia bellica, per tirar le fila di questo War, tanto preveggente quanto ipovedente.