A Massimiliano Bruno piace vincere facile. Il suo Viva l'Italia è nazional popolare come la  Carrà, la lasagna e la Monna Lisa. Cavalca l'onda del malcontento generale dell'era Monti e l'indignazione per la malapolitica, qui incarnata dall'onorevole Michele Spagnolo (Michele Placido), uno squalo di Montecitorio, un potente corrotto da mille vizi, che mentre si trova in compagnia di una escort aspirante Velina, viene colto da un'apoplessia che gli intacca la parte del cervello che controlla i freni inibitori e gli impedisce di mentire, facendolo diventare una mina vagante per il partito e la famiglia. Il compito di arginare la parabola discendente di Spagnolo spetta ai tre figli, Valerio (Alessandro Gassman), un bamboccione che ha fatto carriera grazie a “papà”, Susanna (Ambra Angiolini) cagna senza talento e con la zeppola aspirante attrice e Riccardo (Raoul Bova) medico integerrimo.
Bruno condensa le chiacchere da bar, i commenti pseudopolitici da social network, i “Basta” che si alzano all'unisono appena viene smascherato lo scandalo e quelli contro i privilegi della classe dirigente e c'è puzza di qualunquismo. Fa un passo in più rispetto al precedente Nessuno mi può giudicare, non è la solita becera commedia da panettone, anche se la grande ambizione penalizza il tono, eccessivo e sopra le righe. Dalla sua però ha un cast azzeccato di attori che offrono una grande prova (da Placido a Gassman passando per Edoardo Leo e Sarah Felberbaum) e la fotografia di Alessandro Pesci (Habemus Papam). Rocco Papaleo ritrova il ruolo di Tony, il nome è lo stesso, l'agente dell'attricetta raccomandata, che fece per D'Alatri qualche anno fa in Commediasexi (che aveva anticipato Rubygate e casi di attici vista Colosseo). 
Nulla è lasciato all'intuizione, Bruno ci imbocca con una verità amara che conosciamo già - a che pro? - commenta sarcastico la Costituzione come già avevano fatto Benigni e Crozza, Fazio e Saviano, il monologo finale dell'onorevole Spagnolo sembra scritto da Travaglio e anche la colonna sonora è didascalica, non manca Frankie Hi-NRG con Quelli che benpensano, pezzo di quindici anni fa che ultimamente in molti amano citare “perché fotografa il Paese”. Forse tra vent'anni servirà a ricordarci come eravamo. Ma oggi “la proposta politica” di Bruno suona alla Celentano: “e se noi tutti insieme, in un clan, ci uniremo, cambierà questo mondo…” (Mondo in Mi 7°, 1969). E allora Viva l'Utopia! Viva l'Italia!