Una donna francese, un uomo cinese e i loro due bambini: i sicari piombano in casa, e ne fanno strage. Si salva solo la donna, al cui capezzale dalla Francia arriva il padre: professione cuoco, passato (?) killer, nome Costello, obiettivo: vendetta. Per consumarla calda, ingaggia tre killer, ma pure lui non starà con le mani in mano… Il nome, Costello, è un esplicito omaggio al Melville di Le Samourai (in Italia: Frank Costello, faccia d'angelo), e proprio Alain Delon l'avrebbe dovuto interpretare: nulla di fatto, e il rimpiazzo è stato rock, Johnny Hallyday, ottimo attore come già ne L'uomo del treno di Leconte.E' il suo volto sofferto, la sua recitazione pietrificata ad accompagnarci nel lavoro migliore di To da anni a questa parte: con gusto (arche)tipicamente mitologico, il regista hongkonghese mixa il suo cinema natale al noir transalpino, il western fordiano all'action, descrivendo con lirismo e furore “divino” una parabola che sa insieme di arte e di vita. Se la vendetta finirà per rendere claustrofobico lo schermo, Costello avrà la "memoria corta": come il film stesso, che assembla una teoria di luoghi comuni, ma volendoli - e sapendoli - reinventare tutti. Vendicando anche le nostre cattive visioni…