E' un film che inizia dal secondo tempo. Accade tutto in un giorno, dopo che tutto è già accaduto. Ventiquattro ore nella vita di due mobster - uno appena uscito dopo 30 anni galera e l'altro lì ad aspettarlo, per farlo fuori – in cui precipitano gli eventi del passato. Addirittura meno di un paio (d'ore) nella carriera di due grandi attori, Al Pacino e Christopher Walken (aggiungiamo in terzo: Alan Arkin), che sono anche due attori grandi (entrambi sopra i 70). Un rendez-vous da ultima alba. Un momento incastonato tra la memoria e l'attesa, vissuto senza più ansie da conquista.
E' una commedia intrisa di nostalgia Uomini di parola, segnata da arguzie amare e morbidi chiaroscuri.Un racconto senile che si muove con lenta, inesorabile continuità. Lungo l'arco di una giornata: una durata troppo breve in una vita, può essere lunga sul grande schermo.
Compressione e dilatazione, il cuore del film è un metronomo. Un ritratto del tempo che sarebbe piaciuto a Deleuze.Tempo già vissuto, che passa, incalza, si consuma. E tempo che rimane. Quella curva stretta, tra presente e futuro, da cui dobbiamo passare.La scelta che ci compete è un'altra, rassegnarsi o scuotersi, attendere o agire. Tocca a noi decidere, ma la libertà non aspetta.
Domani è già oggi.