Romantico. Struggente. Grondante di malinconia esistenziale. Ancora una volta, Wong Kar-wai intesse abilmente le sorti dei suoi personaggi e si conferma grande cantore di sentimenti universali. Le opere di Wong fanno parte di un unico disegno teso ad afferrare il tempo, alla consacrazione dell'attimo fuggente, qui dilatato nel lunghissimo bacio che dà il titolo al film in italiano. Diversamente dagli ultimi lavori però si concentra sull'elaborazione del lutto amoroso, della separazione. E c'è un barlume di speranza alla fine del film contrapposto all'ineluttabilità del fato, filo rosso della sua filmografia. Un bacio e una torta incominciano e concludono il viaggio di Elizabeth, arrivata a New York per raggiungere il fidanzato che non la vuole più. In un luogo di incontri e depositario di chiavi dimenticate, conosce Jeremy, orfano delle ambizioni di un tempo e gestore del bar in cui Elizabeth torna ogni sera. Insieme mangiano i dolci rimasti, in particolare quello ai mirtilli (da qui il titolo originale My Blueberry Nights). Sul viso abbandonato alla stanchezza, rimangono tracce minuscole di panna che, con delicatezza, Jeremy bacia via. Arriva il momento di andarsene: New York, Memphis, Las Vegas, Nevada e ritorno, 300 giorni per perdersi e ritrovarsi. Un percorso on the road alla scoperta di se stessi e dell'America... I riflessi, le luci che avvolgono le immagini dei protagonisti, i vetri sfumati danno la sensazione (voluta) di essere spettatori di una storia intima. Gli interpreti sono diretti alla perfezione, sorprendente Norah Jones alla sua prima apparizione, e la colonna sonora doverosamente malinconica. Otis Redding su tutti con "Try a Little Tenderness", equivalente del "California Dreaming" di Hong Kong Express. Non so ancora dove, ha detto Wong, ma ci sarà un secondo bacio.