Ridateci la mamma di Stifler! Vi ricordate l'iconica milf di American Pie, sogno confesso di teenager sull'orlo di una crisi ormonale? Ebbene, paragonata alle Two Mothers Naomi Watts (anche produttrice, chapeau al fiuto…) e Robin Wright (perché, deliziosa ex signora Penn?) la Stifler's Mum, alias Jennifer Coolidge, pare Eleonora Duse, facendosi carico di dinamiche psicologiche che qui le due mammine australiane si sognano.
Tratto dal romanzo breve di Doris Lessing Le nonne, Two Mothers è scritto – si fa per dire – dalla regista Anne Fontaine con lo sceneggiatore Christopher Hampton. Protagoniste loro, Lil (Watts) e Roz (Wright), inseparabili sin da bambine, che sulla paradisiaca costa aussie vivono in simbiosi con i propri figli: uno per ciascuna, sono due adolescenti dediti al surf e, ehm, alla filosofia teoretica… Insomma, sale in zucca poco, ma non è detto sia un demerito, anzi: Lil l'ha perso, Roz quasi (causa cattedra a Sydney), i mariti latitano, e le generazioni si confondono. Pericolosamente: non per la morale, ma per drammaturgia, verosimiglianza e quant'altro.
Ebbene, recita il pressbook, “le due donne si avvicinano una al figlio dell'altra, in una relazione che si fa subito passionale”. In altre parole, Roz si porta a letto il figlio di Lil, e l'amica? Non sta a guardare, depenna qualche scrupolo di coscienza e dà focaccia per focaccia: anche il figlio di Roz ha trovato la sua milf. Non c'è da dire altro, almeno, non è il caso: Two Mothers è una boiata patinata, un po' radical-trasgressiva, un po' chic-borghese, molto insulsa e di infima classe drammaturgica. Zeppa di stereotipi e incongruenze, nonché noia a iosa, si stiracchia tra risolini, piantini, amplessini nel blu dipinto di blu del mare australiano: sì, volare. Via dalla sala.