Non basta il padre della psicanalisi nel titolo, e un padre psicanalista nel soggetto, per fare una commedia alla Allen. Tutta colpa di Freud, nono tassello in regia di Paolo Genovese (autore anche del romanzo omonimo, suo debutto editoriale), è invece una commedia romantica fatta e finita, con un canovaccio solo un po' più movimentato (ugualmente stereotipato) rispetto al classico passo a due.
Tre piccole donne, tre sorelle, vivono sotto lo stesso tetto insieme al papà (Marco Giallini) che alla bisogna è anche il loro terapeuta. Le figlie non disdegnano, il bisogno c'è, l'opportunità (leggi deontologia) meno: Marta (Vittoria Puccini) è una libraia che si innamora di un “cleptomane per giunta sordo” (Vinicio Marchioni); Sara (Anna Foglietta) una lesbica che, dopo l'ennesimo rapporto fallito con una donna, decide di tornare etero; Emma (Laura Adriana), una maturanda che ha perso la testa per un uomo (Alessandro Gassmann) che ha la stessa età del padre. Pane quotidiano per l'analista, amaro calice per un genitore, che si trova anche nella spiacevole situazione di aver preso una cotta per una bella signora (Claudia Gerini), maritata proprio con l'amante della figlia più piccola.
Una matassa potenziale di gag ed equivoci, sbrogliata però senza troppa convinzione. Più frivola che comica, l'operazione vuol ricalcare la commedia rosa sofisticata, ma il decalco funziona soprattutto sul colore. Piccola annotazione sociopolitica: il sentimentalismo è un lusso da classi agiate e un sogno a buon mercato per tutti gli altri, come ai tempi dei Telefoni Bianchi. La presenza della psicanalisi resta sulla carta, sullo schermo è il trionfo dei cliché e dei dialoghi della marmellata.
Sei milioni di euro di budget (producono Mudusa e Lotus) investiti sull'internazionalità del brand. Tradotto: qualche esterno a New York, una Roma fichetta (tra via dei Coronari e Piazza Navona), un decor da catalogo Ikea, una colonna sonora ultrapop e very english (ma c'è anche un inedito di Daniele Silvestri). A proposito, l'uso delle canzoni è talmente smodato che Tutta colpa di Freud somiglia a un lungo videoclip interrotto ogni tanto dal film. Off il suono dell'Italia più vera, inquieta, arrabbiata.
Bene Giallini (simpatia e contegno) e Marchioni (muto e delicato), ma è un po' tutta la storia tra quest'ultimo e la Puccini che funziona. Rivedibile il metraggio: dura due ore, scorre in 120 minuti.