Tutto nasce dal caso, da sguardi che si sfiorano. Un incontro inatteso, di notte, in una città della provincia francese, fra un uomo e una donna. Due figure solitarie che si incamminano, senza conoscersi eppure già ben conoscendosi, una a fianco dell'altra, che si esprimono per poche parole e fondamentali piccoli grandi gesti. Inizia così 3 cœurs di Benoît Jacquot.
Il film del regista francese (la cui filmografia comprende opere meravigliosamente depistanti come L'intouchable e Villa Amalia) è un viaggio verso, dentro la morte compiuto con magistrale equilibrio e una crescente tensione narrativa, visiva, musicale. Ne sono protagonisti Marc, impiegato all'agenzia delle imposte e alla soglia dei cinquant'anni, e Sylvie, quasi quarantenne che lavora nel negozio d'antiquariato di famiglia. Il cuore, nel senso dei sentimenti e della malattia, regola e scompagina con le sue aritmie gli orari, le attese, gli appuntamenti. Marc e Sylvie si perderanno e Marc troverà, senza saperlo, nella sorella della possibile amata, Sophie, la donna con la quale costruire una famiglia.Jacquot tesse una possente tela mélo con la complicità di Charlotte Gainsbourg, immensa nel ruolo di Sylvie, e di tutti gli altri interpreti, ognuno adeguato al personaggio: Chiara Mastroianni nei panni di Sophie, Catherine Deneuve e Benoît Poelvoorde in quelli della madre-matrona che tutto controlla e dell'uomo sofferente di cuore che non ha smesso di amare Sylvie.3 cœurs è un film che vive di oggetti (un accendino, le fotografie appese alle pareti, gli abiti indossati da Sylvie), di gesti ripetuti, delicati e indelebili (quello abituale che compiono le sorelle portandosi le dita alle labbra), di occhi, mani, corpi che si cercano, vicini e lontani, per le stanze, su Skype, dietro un vetro. Personaggi che, in maniera diversa, si avviano verso un altrove, unico luogo possibile dove ri-trovarsi felici, dopo avere chiuso gli occhi. In un film in cui, con struggente naturalezza, in tre momenti decisivi entra in campo la voce di un narratore come se fossimo, e lo siamo, dentro un romanzo dove non si ha paura di esprimere i molti battiti del cuore descrivendoli e filmandoli con rara intensità.