Qualcosa si intuisce anche dopo pochi minuti dall'inizio del film: Woody Allen è con la moglie su un aereo, prossimo all'atterraggio a Roma. Il consueto terrore che contraddistingue tanto l'uomo quanto il personaggio, stavolta potrebbe nascondere anche altro: la città che lo accoglie, teatro dell'improvviso quanto fortunato fidanzamento tra la figlia turista e un giovane capitolino (Flavio Parenti), è popolata di vigili (il pizzardone di Piazza Venezia...) che alla macchina da presa raccontano di sapere ogni cosa, di architetti famosi in vacanza (Alec Baldwin) che rivivono il proprio passato grazie alle avventure amorose di un giovane connazionale americano (Jesse Eisenberg), infatuato della migliore amica (Ellen Page) della compagna, di giovani sposini (Alessandro Tiberi e Alessandra Mastronardi) arrivati dalla provincia per cercare il salto di qualità che si incastrano in situazioni a dir poco imbarazzanti (lui con la escort Penélope Cruz, lei con il divo Antonio Albanese), di comunissimi cittadini (Roberto Benigni) che senza alcuna spiegazione diventano bersaglio dei media e della popolarità. Per non parlare del "tenore per caso" (interpretato da Fabio Armiliato, tenore sul serio), impresario di pompe funebri, padre del futuro genero di Allen, guarda caso regista di opere liriche in pensione, che ascoltandolo cantare sotto la doccia scopre un talento al di fuore del comune.
Sì, Woody Allen ha realizzato To Rome with Love - titolo che sa già di presagio... - allontanandosi dalla splendida magia di Midnight in Paris non solo in termini di chilometri, ma di anni luce. Sarà l'assenza di una vera storia portante, sarà la costrizione di aver dovuto sottostare a logiche di "product placement" che andavano oltre la semplice concezione del marchio (non si contano, anche se solo per brevissime pose, gli attori nostrani coinvolti nel progetto, per non parlare degli inutili cammei, vedi Dolce e Gabbana nella scena girata al Teatro Argentina), il film segue stancamente ogni singola vicenda, qualche trovata non giustifica mai il tutto, la città eterna sembra quella ritratta dalle cartoline in vendita per i turisti. Senza contare, infine, il controsenso totalmente italico di doppiare allo stesso modo personaggi "locali" e "stranieri", ma questo è un altro discorso. Magari poi qualcuno ci troverà l'elegante attacco di un grande maestro ai vizi e alla cialtroneria del Belpaese, rimane però il fatto che il film non funziona. Né in un senso, né in un altro.