Prendete l'originale di George Cukor, datato 1939, strizzate l'occhio alla contemporanea – e mediocre - vie en rose cinematografica, da Sex and the City a Mamma mia!, passando per Il diavolo veste Prada, seguite le orme del feminine touch di Nancy Meyers e Norah Ephron, fate il calco alle icone dei film menzionati sopra, da Samantha Jones a Miranda Priestley, sgombrate il campo da qualsiasi presenza maschile: ecco The Women, scritto e diretto da Diane English, ispirandosi alla piece di Clare Boothe Luce, già adattata da Cukor.
Precedente cui l'esordiente regista si attiene fedelmente, mancando purtroppo l'attualizzazione: ecco, dunque, una signor casalinga (Meg Ryan), un invisibile marito fedifrago, che fa il tycoon a Wall Street, una migliore amica, editor di un magazine di bellezza, pronta a pugnalarti alle spalle (Annette Bening), un'altra amica che fa figli come conigli (Debra Messing), una terza, nera e lesbica, in rappresentanza delle minoranze dell'altra metà del cielo (Jada Pinkett Smith), e "l'altra", ovvero la sensuale commessa di cosmetici Eva Mendes, a formare una compagine mal assortita, che fa nascere subito un'irritante questione: dove, come e perché si sono conosciute?
Interrogativo destinato a nessuna risposta, in ossequio alla natura del film stesso, che tira dritto per 114' senza ricordarsi la destinazione. Per fortuna, c'è il cast: un'inedita – causa chirurgia plastica - Meg Ryan ripresenta Harry ti presento Sally, Annette Bening perde l'ennesima occasione per farci capire perché Warren Beatty l'abbia sposata, le altre per fortuna hanno poche inquadrature – c'è anche Bette Midler in cameo. Che si salva? Non lo score mellifluo di Mark Isham, non la regia "alimentare" della English, rimane poco, ovvero il pianeta fashion – il prologo calzaturiero è la cosa migliore del film – non esplorato fino in fondo. Se le donne non mancheranno di marcare visita, è prevedibile l'astensione in massa – occhio per occhio… - del pubblico maschile: Donne, du du du, in cerca di guai...