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Una scena di
Edge of Heaven
Un viaggio per raccontare la difficoltà di accettare "l'altro", tre storie di genitori e figli che si intrecciano tra la Germania e la Turchia. Fatih Akin, 33 anni, regista turco ma nato e cresciuto ad Amburgo, firma Auf der anderen Seite (titolo internazionale The Edge of Heaven) e dopo La sposa turca (vincitore a Berlino) e il documentario musicale Crossing the Bridge raggiunge la maturità con un film denso per temi ed atmosfere. Un giovane professore turco di tedesco torna ad Istanbul per cercare una ragazza che non conosce. Lei è una militante clandestina, figlia di una donna nella cui morte è coinvolto il padre di lui. La complessità della trama, quasi impossibile da raccontare, è risolta con un montaggio per il quale Akin si è dichiaratamente ispirato a Babel (ringraziato anche nei titoli di coda lo sceneggiatore Guillermo Arriaga), con personaggi che si sfiorano senza riuscire a trovarsi. Sullo sfondo i riferimenti al contesto politico, alla Turchia di oggi divisa tra le contraddizioni di una democrazia ancora imperfetta e la voglia di Europa. Il personaggio più bello di una riuscita galleria di ritratti è quello della madre di Lotte, ragazza tedesca che si troverà implicata drammaticamente nella storia. La sua elaborazione del lutto per la figlia diventa superamento della paura dell'altro, diventa mano tesa, riconciliazione. E lei è una intensa Hanna Schygulla.