Ted Cole (Jeff Bridges) è un celebre scrittore di libri per l'infanzia. Vive ad East Hampton con l'avvenente moglie Marion (Kim Basinger) e la figlioletta Ruth. Ma nell'album di famiglia c'è la tragedia: un incidente automobilistico in cui hanno perso la vita altri due figli, Tim e Tom. Una tragedia che si riverbera sul presente costringendo alla catalessi Marion, spronando al costante tradimento Ted e, soprattutto, inculcando nella memoria di Ruth le decine di fotografie dei fratelli mai conosciuti che tappezzano la casa. In questo multiforme dolore fa la sua comparsa Eddie, giovane studente assunto dallo scrittore per l'estate. Affascinato da Marion, non tarda a finirci a letto, mentre Ted si produce nell'ennesima relazione extra-coniugale. Ma anche con questa "intrusione" lo status quo relazionale non cambia, reificato da una sofferenza incommensurabile. Tratto da Vedova per un anno di John Irving, The Door in the Floor cerca di non effondere la sofferenza della storia sul piano del racconto, gigioneggiando in osmosi con il redivivo Bridges e ammaliando in combutta con la ritrovata femme fatale di 9 settimane e 1/2. Anche lo sprovveduto pischello non se la cava male, ancor meglio la piccola Elle Fanning che dà un tenero volto a Ruth. Ciò che non funziona è la regia, che qui e là si dimentica degli attori e di se stessa, e soprattutto la sceneggiatura, che nel finale precipita. Non è possibile - e la colpa è tutta del regista e sceneggiatore Tod Williams - inframmezzare il racconto che Ted fa a Eddie dell'incidente fatale con immagini in flashback - attivato da chi? - del medesimo. Semplicemente perchè tutto il precedente svolgimento è basato sull'arte della parola, le parole messe una accanto all'altra dallo scrittore Ted. Con questa letale contraddizione The Door in the Floor sceglie il suicidio. Ed è un peccato.