I Tetrolini in fondo sono i Corleone. La bussola di scrittura e di regia per Francis Ford Coppola torna a puntare sulle proprie coordinate originarie. Padri ingombranti, figli spauriti e indecisi, madri e donne costrette a deglutire rospi o spinte dal fato al sacrificio mortale.
Gli abissi profondi del cuore di tenebra coppoliano ritornano con forza e grazia in Tetro. Affari di famiglia inutilmente archiviati, tragedie accumulatesi nel tempo. Tra Buenos Aires e New York, fino ad un codino in Patagonia il clan dei Tetrolini rincorre all'infinito l'ombra del suo passato. Bennie (Alden Ehrenreich) va in Argentina a cercare un fratello mai visto, per poi trovare un'indole poetica nascosta e un padre inaspettato; Tetro (Vincent Gallo) si nasconde da un padre e da un passato cinico e funesto, per poi ritrovare un figlio.
E' dai tempi della saga del Padrino che il regista italoamericano non rivangava nella leggenda edipica fino a dilatarla e moltiplicarla in un magnifico gioco di specchi (il romanzo che Tetro scrive si legge solo al contrario appoggiando al foglio uno specchio) e simboli (la luce accecante dei fanali dell'auto come rimando al momento della tragedia "madre" dei Tetrolini). Tetro è volutamente virato su un contrastato bianco e nero: ragionamento più che sul valore cromatico della luce in sé, sull'atto significante dell'illuminazione di un set (non a caso Tetro lavoricchia come tecnico luci in uno sgangherato teatrino di Buenos Aires). I flashback familiari, per contrasto anticonvenzionale, sono impregnati di colori vivissimi che ricordano i melò di Powell e Pressburger. Lo sperimentalismo di Coppola rinasce in questa tragedia che sa tanto di caratteri d'opera lirica (anche qui il capofamiglia Carlo è direttore d'orchestra e la madre un soprano) rimescolati con i topoi dell'on the road di iniziazione alla vita.
Un cinema che supera il postmoderno e apre a qualcosa di nuovo: poco citazionismo, drammaturgia densa come il sangue arterioso che scorre impetuoso e all'improvviso zampilla, dolore interiore primitivo e vero probabilmente autobiografico. Product placement antico (Fernet Branca, Mutti, Chandon). Un omaggio alla Maria Antonietta della figlia Sofia nel breve frame in cui Bennie indossa le All Star.