Lois Lane per elaborare il lutto, non definitivo, dell'assenza di Superman vince il Premio Pulitzer con un "pezzo" su un mondo che non ha bisogno di Superman. Risposta e ripicca di una donna ferita nell'amore e negli affetti per un supereroe lacerato, come molti dei superumani o paraumani dei fumetti, della tv e del cinema, dalla nostalgia, dalla "mancanza", dalla debolezza psicologica che destabilizza e rende ambigui una gamma di superpoteri accettati come dono e come pena. Se non è facile essere donne e uomini, pesantissimo, doloroso, insostenibile, in certe situazioni, è situarsi oltre l'umano. Non essere parte del mondo e non avere altro posto in cui rifugiarsi, nascondersi, sentirsi a casa al di fuori del mondo stesso. Consistere in un'eterna condizione di estraneità. Trovarsi nello stato un outsider senza requie. I sentimenti acquisiti scavano gallerie strette e claustrofobiche nella memoria e nel cuore. Essere straordinari significa soprattutto sperimentare un'identità inedita, soffrire lo stordimento della differenza. L'invulnerabilità assoluta non esiste e il punto ripetuto di rottura sono le emozioni (in particolare l'amore in tutte la sue declinazioni). Bryan Singer. abbandonando i suoi X-Men e affrontando un progetto, ritenuto ostico e con molte probabilità di un parziale fallimento, ha diretto con l'aiuto di ottimi collaboratori in ogni reparto e con un cast intelligente (Brandon Routh corpo-funzione narrativa sorprendente, Kate Bosworth, la giornalista tenera della scrivania accanto, il sardonico e brillante Lex Luthor di Kevin Spacey, Frank Langella, Eva Marie Saint) un film che riesce a coniugare nostalgia e modernità, mito vintage e sensibilità atemporale, invenzioni grafiche postmoderne e romanticismo da letteratura classica. I duetti tra Clark/Superman e Lois, diventata, nel frattempo, madre di un bambino e fidanzata con un altro, non sono solo parentesi e digressioni riuscite della serie "innamoramento e amore" tra scene apocalittiche o adrenaliniche, sono il tessuto connettivo di una storia in cui il "fattore umano" è fondamentale e il tradizionale intreccio uomo-donna ritrova la centralità che aveva nel cinema classico, nella commedia sentimentale degli anni Trenta e Quaranta. Un ruolo altrettanto importante hanno le sequenze dominate da Luthor. Il cattivissimo tornato in libertà e avido di potere, denaro e nuove terre, insieme ai suoi comprimari e alla sua corte, irrora le avventure del supereroe con stacchi burleschi e comici. La supervista scruta pericoli lontani, ma soprattutto la donna amata che sale in ascensore verso il tetto del Daily Planet, la forza che sostiene aerei o oggetti pesantissimi è anche la forza del rimpianto e di un futuro che gli spettatori più attenti possono facilmente prevedere, la prontezza dei riflessi nello schivare pericoli ed evitare catastrofi è la stessa prontezza che fa riconoscere nella fattoria dei genitori adottivi il punto di accesso in questo universo. Il cinema spettacolare contemporaneo, quello delle immersioni in apnea negli effetti speciali, dello stupore digitale e tecnologico, delle percezioni passive e accelerate sembrava - a torto- non aver più bisogno, come il mondo descritto dalla penna avvilita di Lois Lane, di un personaggio, di un'icona, di un archetipo in calzamaglia come Superman. Un mito resuscitato da un buon copione, scritto dal regista con Michael Dougherty e Dan Harris, concepito come un "sequel" apocrifo dei film diretti da Richard Donner e interpretati da Christopher Reeve (qui tornano le immagini di Marlon Brando, il padre di Superman). Singer segue un percorso simile a quello di Christopher Nolan per Batman Begins: trattare e lavorare una leggenda ( nel caso di Superman Returns edipica e salvifica) con tinte emotive diverse da quanto fatto in passato e con punti di vista e opzioni figurative non soggiogate dal modernismo.