Se per Luis Buñuel era "Grazie a Dio, sono ateo", il regista di Borat Larry Charles e il comico Bill Maher fanno il passo successivo con Religulous - disgraziatamente tradotto da Eagle Pictures in Religiolus -, documentario unpolitically correct sull'assurdità delle religioni. Seconda prova dietro la macchina da presa di Charles, costituisce la prima cinematografica "di peso" per Bill Maher, comico televisivo di una certa fama, qui alle prese con uno dei suoi cavalli di battaglia: la professione di dubbio nei dogmi delle religioni.

Ne ha per tutti i believers, Bill, ma - "peccato" - alle sue condizioni, che lo mettono sempre almeno una spalla, spesso meramente intellettiva, sopra gli interlocutori, sovente raccattati tra ciarlatani evangelici e creduloni assortiti (tra le "guest star", il rapper mussulmano Propa-Ghandi, pescato nella metropolitana di Londra, e un sedicente Ministro della Cannabis, tale Ferre van Beveren, ad Amsterdam) scovati in luoghi "dimenticati da Dio", quali un parco tematico sulla Terra Santa e un museo creazionista, entrambi made in Usa. Nel fuoricampo, viceversa, teologi, studiosi e credenti "non letterali".

Non manca a Maher mordacità, battuta pronta - ci mancherebbe - e cattiveria, mentre omissis sono le religioni orientali, ovvero Induismo, Buddismo, Shintoismo, etc., come pure l'animismo africano e dell'America del Sud: perché?

Certo, non mancano sequenze divertenti - di quel divertimento che nasce dal ridicolo - ben inquadrate da due macchine da presa contemporaneamente, e Maher ci riserva il meglio quando lancia i suoi strali contro i politici che usano la religione per secondi fini, da Bush fino al senatore democratico dell'Arkansas, Mark Pryor aka l'imbarazzo fatta persona. Ma i dubbi sul dubbio di Maher e Charles permangono: se di Borat scrissero che la stupidità non era mai stata così intelligente, ma - aggiungemmo noi - tale rimaneva, Religiolus forse non è stupido, ma sicuramente codardo. Vedere per credere…