Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj racconta di un nobile latifondista e una grande artista, patita del piano e dell'omonima opera di Beethoven. Un sentimento impossibile, assoluto, che rende inconciliabile amore coniugale e passionale. Imprudente, se non presuntuoso, il presupposto di potere attualizzare questo capolavoro. Ovvero l'intento di Maurizio Sciarra in Quale Amore. E' Giorgio Pasotti il "lucido folle" d'amore, geloso e possessivo, qui capitalista banchiere d'affari (tra i pochi ritratti riusciti del film). Vanessa Incontrada, invece, è il suo oggetto del desiderio, troppo algida e lontana pur nella sua fisicità esposta e sensuale. La sua Antonia, musicista appassionata, è il centro di un dramma anacronistico, maschilista, moralista. Figlio dell'ottocento, appunto. Ma quella di Tolstoj era una donna straordinaria e consapevole, non la vittima che vediamo sullo schermo, passiva nel subire il desiderio selvaggio e (auto)distruttivo che provoca. Sciarra segue alla lettera il russo, senza interpretarne la potenza espressiva e passionale. Il risultato è un formalismo caricaturale. Una scommessa, quella di Sciarra, ambiziosa e consistente (quasi quattro milioni di euro il budget), ma purtroppo persa. Piacevole sorpresa però l'ottimo cameo del presidente del Festival di Locarno Marco Solari, che gli consegnò nel 2001 il Pardo d'oro per Alla rivoluzione sulla due cavalli.