Alvin e Lance passano l'estate del 1988 in una foresta devastata dagli incendi. Gli è stato assegnato il compito di ridipingere la linea gialla di una strada senza fine. Alvin e Lance sono una strana coppia, Lance (Emile Hirsch) non è fatto per quella vita, vorrebbe andare in giro, incontrare ragazze. Alvin (Paul Rudd) all'opposto ama la natura e il silenzio, leggere e scrivere lettere appassionate alla sua fidanzata, che è la sorella di Lance.
Fin dalle prime scene viene in mente la serie televisiva americana Breaking Bad, più per i personaggi bislacchi che le situazioni, invece Prince Avalanche di David Gordon Green è il remake fedele di Either Way di Hafsteinn Gunnar che un paio di anni fa vinse il premio per il miglior film al festival di Torino. Per quale motivo il regista americano abbia riscritto il copione e reinterpretato l'umorismo bizzarro e irriverente dell'originale islandese non è dato sapere, ma la storia funziona. I dialoghi sono divertenti e il film è pervaso da un clima idilliaco, in cui la natura è una presenza gentile, nonostante il bosco bruciato e gli scoiattoli arrostiti. Tra le ceneri vaga anche una donna alla ricerca di qualche ricordo scampato alla sciagura. Mentre Alvin scopre che la fidanzata lo ha lasciato per una specie di massaggiatore, e va fuori di testa, Lance confessa di aver messo incinta una quarantasettenne, lui che ne ha a malapena una ventina.
"Non pensavo fosse possibile a quell'età", racconta all'amico. "Ci ho dormito insieme solo qualche volta". Ma come suggerisce il vecchietto che incontrano ogni tanto e dispensa birra e saggezza: "Mai passare più di tre notti con una donna, finisci col provare dei sentimenti".