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Poesia che mi guardi
Dopo il successo fiction Come l'ombra nel 2006, la regista Marina Spada torna a Venezia con il doc Poesia che mi guardi, che parte da Antonia Pozzi per visualizzare poeta e poesia nella società: ogni società.In cartellone alle Giornate degli Autori, inquadra la Pozzi, nata molto bene a Milano nel 1912 per comprendere in breve tempo i limiti, non solo culturali, della propria condizione: alla Regia Università di Milano, si sente incompresa, non riesce a esprimersi sentimentalmente e creativamente, e nell'inverno del '38 si libera dall'angoscia. Suicidio.Filmati inediti e fotografie della stessa poetessa si diluiscono nella storia di Maria, giovane cineasta innamorata dell'opera della Pozzi. La sua ricerca ha un approdo forse casuale, sicuramente necessario, negli studenti universitari milanesi H5N1 (il ceppo dell'influenza aviaria), collettivo che diffonde i propri componimenti attaccandoli sui muri della città: per creare il contagio poetico. Finiranno appiccicati pure quelli della Pozzi, e non è solo congruenza di affissione, ma afflizione: sia gli H5N1 che la Pozzi sono indefinitamente (r)esistenti contro un sistema articida. Resistenza in versi più che in vita: se la prima può troncarsi, scripta volant, nel tempo e nell'emozione.
Qualche volta, come in questo caso, pure sullo schermo: non solamente “sulla poesia”, ma poetico il documentario, stupendo il titolo. Poesia che mi (ri)guardi...



