Uomini, idee e vocazioni. I giorni della storia sono riletti da Krzysztof Zanussi - un felice ritorno alla competizione veneziana il suo -, con parsimonia narrativa, lucidità d'autore e disincanto d'artista in Persona non grata, un film che riaffronta una vicenda di ideali crollati, affari sporchi e cuori infranti a Montevideo, in Uruguay, fuori e dentro la locale ambasciata polacca. Una specie di legal thriller esportato a miglia di distanza, in quella "terra di nessuno" che sono gli "spazi" diplomatici e in cui si sommano intrighi vari, rimpianti amari, pesantezze dell'essere, mezze e trafugate verità. Essere cittadino dell'Est e dell'Europa oggi: generati dal comunismo e dal post-comunismo. Tentazioni mai sopite, rimpianti camuffati. Zanussi rileva queste tensioni, forse oggi un poco demodé, pretesto esplicito per riflettere il passato recente e il presente incerto della Polonia e del nostro inquieto Continente con un principale interrogativo etico di fondo: siamo frutto di quali scelte e di quali illusioni ideologiche, sociali e politiche? In questo anno in cui si festeggiano in 25 anni di Solidarnosc, non è peregrina questa inquietudine sui ruoli svolti dai protagonisti della nostra recente storia.  L'ambasciatore Wiktor (intensa la recitazione di Zbigniew Zapasiewicz, attore amato anche da Wajda, Kieslowski e Skolimowski) rende esplicite tutte queste tensioni: nobile nell'anima e depresso nella mente, non riesce a convivere con la nuova economia, la nuova politica, la nuova storia, i nuovi europei. I nuovi amici e nemici che si scambiano ruoli, modi e mete. E' estremamente dolente la sua figura, tanto quanto è spavalda e schietta quella di Oleg, Vice Ministro russo, un magistrale Nikita Mikhalkov, adeguatosi totalmente ai tempi appunto nuovi del nuovissimo mondo. Il rapporto tra loro, le loro origini ed i loro ruoli finirà con una parziale redenzione e un parziale fallimento. Scoprendo che si può essere "non grati" sia per natura che per destino.