Potremmo tranquillamente affermare che quello che le star di All the Invisible Children non sono riuscite a raccontare in più di due ore di film, si ritrova per intero in questo piccolo gioiellino da nemmeno un'ora e mezza che apre il concorso della Settimana della Critica. La sporcizia, il degrado e l'emarginazione delle strade che accolgono le roulotte dei travellers della periferia di Dublino nel film dell'irlandese Perry Ogden, sono ben presenti come dato sostanziale e di partenza per imbastire la storia della giovanissima Winnie e della sua famiglia. Insomma, se là si sentiva l'artificio dello sguardo sugli invisibili bambini, dopo un passaggio dalle parti di Pavee lackeen, ci si sente ben più sconvolti dall'esasperato realismo proposto da Ogden, che, tra l'altro, di copertine patinate tra Vogue, Ralph Laurent e Calvin Klein ne sa qualcosa. Fango, topi che sbucano dalle fogne, l'acqua da andare a prendere in mezzo alla strada, la vita in bilico di tre sorelle ancora bambine e della loro madre ai bordi di una statale ingolfata di camion. Suono in presa diretta, brevi cenni di piano sequenza, una fotografia volutamente sporcata, è infine Winnie la vera protagonista della scena. Atteggiamenti da ragazza, viso da fanciulla con ancora le guance rosse, tra un furto, uno sfratto e la visita al fidanzatino in carcere, raccatta monetine dalla fontana per comprarsi patatine fritte. Non importa se Winnie di fronte all'assistente sociale non ricorda il giorno, il mese e l'anno della sua nascita o che la scuola sia una illustre sconosciuta per motivi economici e familiari, perché ci piace immaginare la Winnie che sniffa colla dietro a cumuli d'immondizia, come alla Winnie Pooh beckettiana. Inchiodata al terreno da responsabilità ben poco volute, in un improvviso monologo fatto di parole, ma anche di gesti, sguardi e azioni minimali, si impossessa e cerca rifugio negli oggetti, in quelle piccole cose materiali che le fanno riscoprire il senso della vita. Come una statuina di Ganesh dio indù, come le treccine africane o le sciarpe verdissime di una grigia Irlanda, Winnie cerca la serenità che mai ha avuto. Difficile pensare che la trovi, facile affermare che almeno ne siamo venuti emotivamente e visivamente a conoscenza.