1961. Georgiano di Tbilisi, Daniil è un ufficiale medico in Kazakistan che lavora con la prima compagnia di cosmonauti sovietici. Test dopo test, "soldatino di carta" dopo "soldatino di carta", il senso del dovere e la pietà verso quei cadetti condotti a morte quasi certa si mescoleranno nella quotidianità del medico, sospeso nell'amore per la moglie Nina a Mosca e la relazione nelle steppe kazake con la giovane Vera, innamorata del suo primo uomo.
Rarefatto e di enorme impatto dal punto di vista "atmosferico", Paper Soldier del giovane Aleksei German jr - di nuovo in Concorso al Lido a tre anni da Garpastum - muove da premesse ambiziose (inquadrare l'URSS del disgelo, nel sogno rappresentato da Jurij Gagarin, primo uomo ad essere lanciato nel '61, interrogandosi sulla necessità nel legittimare il rischio di vite umane per affermare la superiorità della patria nello Spazio) ma finisce per trasformarsi in esercizio di stile inaccessibile e logorroico: in una messa in scena divisa in sei blocchi (sei settimane), il flusso di coscienza del protagonista (il pur bravo Merab Ninidze) si interseca con quello dei comprimari (Chulpan Khamatova è Nina), personaggi provenienti da differenti regioni dell'URSS, in quella che vorrebbe essere la rappresentazione dell'intellighentsja sovietica in un paese che stava confrontandosi con l'eredità staliniana.
Ma l'ambizione e i riferimenti (Chekhov, su tuttti) sono troppo alti, e alla fine a convincere davvero - seppur non per originalità - è la chiusura affidata al destino delle due "rivali" in amore: unite, per sempre, nel ricordo dell'uomo amato da entrambe.