Uno dei meriti del film di Tavarelli, non l'unico ma a nostro avviso uno dei più encomiabili, è il recupero per i titoli di testa di una canzone di De Andrè figlio di qualche anno fa, Dietro la porta. Per il resto Non prendere impegni stasera, presentato a Venezia 63 nella sezione Orizzonti, è sì un film che si lascia vedere ma dopo un po' trasmette forte la sensazione di una coazione a ripetere, come se il regista continuasse a girare una vite spanata senza accorgersi che più di tanto non può penetrare. Le coppie protagoniste, tutte brave e ben dirette, ci raccontano i loro malesseri in una Roma che la macchina da presa, spesso dietro una finestra, affronta come se dovesse compiere una autopsia, con inquadrature inconsuete che non concedono al film nessuna consolazione estetica. Forse è questa la cosa migliore del lavoro di Tavarelli, ma manca il graffio, tutto risulta emotivamente troppo omogeneo e quando si tenta di uscire dall'equilibrio, vedi Alessandro Gassman, si sbaglia registro rischiando la forzatura, la macchietta.  Bravi e ben diretti dicevamo tutti gli attori, con una nota di merito per Micaela Ramazzotti il cui episodio, in coppia con Luca Zingaretti, ricorda molto le atmosfere e le psicologie di Turista per caso, un film di Lawrence Kasdan di qualche anno fa.