"Non stavamo meglio quando ci dicevamo le bugie?". Sorrisi larghi, abbracci e pacche sulle spalle. Si sa che la famiglia perfetta risiede solo nella pubblicità e le acque tranquille si increspano al primo sassolino lanciato. Nel caso dei Nardini da Rimini, i fragili equilibri si spezzano al ritorno di Stefano (Valerio Mastandrea), il medio dei tre figli, che rincasa dalla Capitale dove ha tentato di sfondare come chitarrista punk-rock. Nell'economia di una famiglia neo borghese, arricchita grazie alla produzione di ciliege sotto spirito, il 36enne figlio prodigo è visto come pecora nera, musicista a perdere, in contrasto ad Alberto (Giuseppe Battiston), il maggiore, che ha preso in mano le redini della fabbrichetta e si stressa tra moglie e figli piccoli. Ma basta poco a Stefano per capire che i suoi cari, in realtà, sono sull'orlo di un fallimento economico e parallela crisi di nervi. E proprio con lui, stralunato naive ed apparente incapace, diventa confessore delle verità nascoste di ciascuno. Il peso delle responsabilità si fa pesante e il dilemma trova soluzione nel titolo - Non pensarci - perché tutto, prima o poi, si aggiusta. Gianni Zanasi, al suo quarto lungometraggio, si conferma narratore efficace e versatile, qui concentrato sui chiaroscuri di un quadretto famigliare della provincia italiana, tra la risata e la commozione. Le quasi due ore di commedia tengono (e intrattengono) l'attenzione dello spettatore che si fa complice di tutti i personaggi, ben levigati e mai troppo caricaturali. Spicca su tutto il cast - aderente alle parti - il protagonista Valerio Mastandrea, conferma di un talento ormai maturo.