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Night Train to Lisbon
Assomiglia troppo a La casa degli Spiriti la nuova pellicola del danese Bille August presentata fuori concorso a Berlino. E il motivo non è solo Jeremy Irons. Sono passati vent'anni esatti da quel film: anche Night Train to Lisbon è un adattamento di un bestseller omonimo, quello del filosofo e scrittore svizzero Pascal Mercier. Bille August è uno specialista in cinema fatto a misura di star e bestseller. Il libro di Mercier è una specie di Casa degli spiriti in portoghese. C'è addirittura una coincidenza temporale con la fine del libro della Allende. Solo che qui è un'altra dittatura, non il putsch cileno ma il Portogallo di Salazar. Identico invece il cuore del racconto, l'amore di un rivoluzionario, e il suo protagonista, Jeremy Irons. Pubblico e critica alla Berlinale sono concordi: il film di August fa l'effetto di un déjà vu sbiadito.
Questa volta i fantasmi non abitano una casa ma il libro di un certo Amadeu de Prado, medico, rivoluzionario e promessa letteraria, morto durante la Rivoluzione dei Garofani, 1974. Il libro conquista l'insegnante di latino Jeremy Irons che lascia scuola, alunni e vita per andare a Lisbona. Obiettivo: ricostruire la vita di Amadeu, i suoi segreti, e la rete di persone che l'hanno accompagnato. La sorella, (Charlotte Rampling), il Maestro, (Christopher Lee), il compagno di rivoluzione (Tom Courtenay), il migliore amico (Bruno Ganz). Eppure, Rivoluzione, passione e grandi nomi non sempre fanno un grande cinema. “L'unico regista della nostra vita è il caso”, dice questo Amadeu de Prado nel libro. August, invece, al caso non lascia proprio nulla. E sbaglia. Grandi angoli in cinemascope, grandi riprese, grandi nomi e poi grande piano quando è romantico, gran violino quando è drammatico e fiati quando è triste. Niente da fare, Night Train to Lisbon lascia indifferenti. Di regola l'adattamento di un buon successo letterario va sul sicuro anche in sala. Una narrativa debole, invece, è la peggiore nemica del cinema.