Oregon, tre ambientalisti radicali, un destino, una fine. Fanno esplodere una diga, ma le macerie sono esistenziali, senza pathos, senza piagnistei, senza emozione: semplicemente, loro non sono trote grasse, non hanno l'Omega-3. Sono secchi, magri, meccanici e, al massimo, teorici. Dena (Dakota Fanning) sa tutto dei pesci, ma non è mai andata a pescare. Josh (Jesse Eisenberg) è un eco-guerriero, ma della cerva incinta falciata sulla strada non sa che fare, se non buttarla nel fosso, con nella pancia il piccolo ancora vivo. Il terzo, Harmon (Peter Sarsgaard), non fa eccezione: una sveltina con Dena, istruzioni e preparazioni meccaniche per l'attentato, disquisizioni superficiali, ironia a scomparsa. Fanno saltare la diga, con un effetto umano collaterale e gli altri sulla propria pelle, e tutto crolla, perché forse non c'è mai stato: dirà il padre della famiglia per cui Josh lavora nei campi, quell'esplosione è stata circo, meglio guardare fuori dalla finestra, anche se è più lento.
E vale anche come critica al film: Night Moves (dal nome del motoscafo impiegato per la missione), diretto dall'americana Kelly Reichardt che torna in Concorso al Lido dopo Meek's Cutoff. Con ancor più asciuttezza, laconicità no future, nichilismo in opere e missioni, quelle dei tre della diga: esemplare, in questo, la prova superba di Eisenberg, non per sottrazione, ma per implosione. Tutto è tenuto dentro, ma la paranoia muove le mani, lavora sulle estreme conseguenze, in un'opera che non fa concessioni, né all'entertainment né al j'accuse. Uno schiaffo con discrezione, che è quello che fa più male: la notte si muove, le ombre annullano corpi e pensieri. Ma anche disvela, perché alla luce del sole la verità è sempre quella. Senza speranza, senza battito, eppure nel film come nell'animale morto ce n'è un altro che ancora vive. Basta non gettarlo nel fosso.