Due coppiette in macchina sotto la pioggia. Ridono, scherzano, corrono, si baciano, improvvisamente uno schianto: un corpo piomba dal nulla e finisce sotto le ruote. E' una ragazzina, ancora viva, che afferra uno dei quattro: viene riempita di calci. E' il prologo e la fine di Mystery del cinese Lou Ye, che apre la sezione Un certain regard, e rivela il suo segreto strada facendo. Atto primo: panoramica da un aereo, Yongzhao (Hao Qin) guarda dal finestrino la città, le sue strade, le ciminiere e la moltitudine di gente. La moglie Lu Jie e la figlia piccola lo raggiungono all'aeroporto. A casa va tutto bene, sono felici. Atto secondo: un giorno la mamma di un compagno di scuola racconta a Lu Jie una storia: sospetta che il suo compagno la tradisca. Mentre elenca i dettagli, indica due che escono da un albergo in atteggiamento amoroso. Non sono persone qualsiasi: lui è Yongzhao, il marito di Lu Jie. La donna piomba in uno stato terribile: segue la ragazzina, scopriamo che è la stessa finita sotto la macchina all'inizio del film. Non si dà pace e pedina la giovane fino al bosco in cui si perdono entrambe. Atto terzo: il marito è un fedifrago spudorato, cambia amanti in continuazione e sempre nello stesso hotel. Quella che ha fatto la spia non è affatto un'amica, ma una vittima che vuole vendetta. Nel frattempo il mistero del titolo rimane: chi ha ucciso la ragazzina? Le sorprese non mancano in questo noir, teso e raffinato, che sarebbe stato bene anche in Concorso. Metafora di un Paese diviso tra tradizione e neocapitalismo, intrappolato tra il passato e un futuro vorace, con le sue contraddizioni e schizofrenie.
Simbolicamente rappresentate, come spiega il regista, con la doppia vita del protagonista, un fenomeno che in Cina pare vada per la maggiore.