Le incantevoli sonorità dei Goldfrapp (Lovely Head) aprono il secondo lungometraggio di Pawel Pawlikowski il quale, dopo Last Resort, trae spunto dal romanzo di Helen Cross per scrivere e dirigere l'omonimo My Summer of Love. Un'estate d'amore che brucerà rapidamente nelle campagne dello Yorkshire, dove due ragazze incroceranno i loro destini. La rossa e proletaria Mona (Natalie Press) troverà nella mora e benestante Tamsin (Emily Blunt) il bagliore di una ribellione fino a quel momento solo sperata. Soffocata dalle farneticazioni del fratello maggiore (Paddy Considine, attore feticcio di Pawlikowski), ex galeotto ora "cristiano rinato", Mona mal sopporta l'idea che quello che un tempo era il pub di famiglia si sia trasformato in luogo d'incontri spirituali. E troverà nel sulfureo fascino di Tamsin - ragazza oltremodo annoiata e sola - il più naturale dei rifugi: nella villa signorile di quest'ultima, amicizia e passione si consumeranno nel giro di una brevissima stagione. Nuovamente supportato dalla fotografia del connazionale Lenczewski, il polacco (di adozione britannica) Pawlikowski predilige ancora una volta frenetici movimenti di macchina e primi piani strettissimi per filmare questo intenso, doloroso racconto di formazione: il cammino verso la felicità - che si chiami amore o folgorazione religiosa - si interromperà bruscamente, da una parte con la presa di coscienza di un terribile inganno, dall'altra soccombendo ad un istinto latente troppo a lungo sopito. Danno corpo e spessore a questi percorsi intrecciati tre attori bravi e ispirati: le giovanissime Press e Blunt - diversamente affascinanti per genuinità e malizia - e "l'inglesissimo" Considine, già apprezzato in vari lavori tra cui In America di Jim Sheridan.