Nel 1956 Marilyn Monroe raggiunge l'Inghilterra insieme al terzo marito, Arthur Miller, per girare un film con Laurence Olivier (Il principe e la ballerina, in origine Il principe addormentato). Diva sul set e fuori, l'attrice sconvolge i piani di lavorazione ai Pinewood Studios e attira su di sé l'astio di Olivier, alla quarta regia cinematografica dopo i tre adattamenti shakespeariani (Enrico V, Amleto e Riccardo III). E riesce a spezzare il cuore di un giovane (terzo) assistente alla regia, Colin Clark, che dieci anni più tardi pubblicò un libro di memorie sui sei mesi trascorsi sul set (Il principe, la ballerina e io), poi raccontati da un documentario omonimo nel 2004.
My Week with Marilyn (questo il titolo originale) di Simon Curtis è il resoconto cinematografico dell'accaduto, naturalmente attraverso il punto di vista di Clark (interpretato da Eddie Redmayne), all'epoca ventitreenne alla prima esperienza nel mondo del cinema: inutile soffermarsi su quanto Michelle Williams (comunque coraggiosa già solamente per aver accettato la parte) riesca - o meno - a reincarnare il mito della Monroe, quello che conta è sintetizzato in un dialogo tra lo stesso Clark e l'attrice statunitense: "Laurence Olivier è un grande attore che vuole diventare una star, lei è una star che vuole diventare una grande attrice". Ed è proprio questo scarto - la continua insicurezza della diva, l'incapacità di riconoscersi grande perché ad anteporsi alla bravura c'era un magnetismo innato, istintivo, che sullo schermo bruciava a tal punto da nascondere tutti i suoi limiti d'attrice - prima del breve, intenso rapporto umano tra la Monroe e quel "dolce" ragazzo, a dare senso compiuto all'opera di Curtis (regista televisivo d'esperienza, al primo film per il cinema), impreziosita da un cast di prim'ordine: Kenneth Branagh è sir Laurence Olivier, Judi Dench è Dame Sybil Thorndike, Julia Ormond è Vivien Leigh, Dominic Cooper è Milton H. Greene, Toby Jones è l'agente della Monroe.