In competizione nella Settimana Internazionale della Critica arriva anche un film canadese, Marécages, l'esordio del trentenne Guy Édoin che approda al primo lungometraggio a soggetto dopo una breve e rapida ascesa nella regia di corti.
Questo veloce successo deve aver fatto perdere al regista il senso della misura, visto che per il suo primo cimento nella narrazione lunga ha scelto come modello di riferimento la tragedia classica. Si usa occuparsi per prima cosa di quel che si conosce meglio, quello che sta più vicino, che è più alla portata. Édoin fa così e ambienta il suo dramma edipico in un'anonima campagna canadese in cui Europa e America s'incontrano e si confondono. Il perno della storia è un giovane, intorno e dentro al quale si ordinano e si accumulano violenze, desideri, morti. Né colpevole né innocente, il ragazzo innesca involontariamente una serie di lutti nella sua stessa famiglia fino a rimanere solo con la madre. Angustiato dai sentimenti e dalle azioni degli adulti ed esasperato dalla propria incapacità di autonomia, il ragazzo finirà per trovare come unico gesto di liberazione un'ecatombe razionalmente scelta.
Del ricco catalogo delle possibilità offerte dalla campagna Édoin sfrutta poco o niente. Se la nascita di un vitello morto - ripresa in tutta la sua durata e analizzata da un obiettivo parascientifico - significa, allude e predice con efficacia e giustezza tutte le altre morti del film, il resto dell'intreccio, apparato decorativo a parte, avrebbe potuto benissimo essere girato in un insediamento industriale o sulla costa oceanica.
Il giovane regista per di più dimostra di non essere in grado di gestire il carico di tensioni psicologiche ed emotive che coltiva tra i suoi personaggi, facendosi sfuggire la direzione del film appena dopo la metà, riconquistando il pieno controllo solo in prossimità del magniloquente epilogo. Morale: Guy Édoin riesce a far intuire le sue potenzialità ma non a dimostrare la capacità di metterle in opera. Come a dire che il primo talento, al cinema e non solo, è l'umiltà.