Le Giornate degli Autori, giunte alla settima edizione, confermano una linea che ormai sembra diventata regola: invece che convincenti prove sul piano della ricerca estetica e delle conquiste stilistiche – come sarebbe facile aspettarsi dall'insegna della sezione - la selezione dei Venice Days fornisce, con continuità e varietà, una notevole rassegna di finestre che inquadrano contesti culturali, economici e politici tra i più diversi nel complesso mappamondo della contemporaneità.
Un interessante esempio a conforto di quest'ipotesi viene dall'esordio nel lungometraggio di un giovane archeologo turco, passato solo recentemente al cinema. In Majority, Yüce, sfruttando un registro realistico che è ormai quasi un contrassegno del cinema nazionale, ritrae una doppia crisi. La vita placida e insignificante di un ricco adolescente borghese, musulmano e metropolitano (siamo a Istanbul) viene inaspettatamente illuminata dall'amore per una ragazza curda, originaria della povera provincia orientale: da una parte la lotta per la sopravvivenza d'una donna che cerca una propria pacifica emancipazione, dall'altra il tentativo d'identificazione d'un figlio maschio schiacciato dalle soverchierie di genitori tradizionalisti.
Yüce mostra le proprie incertezze di esordiente disponendo i materiali del discorso senza trovarne il giusto ordine, il filo logico necessario; affaticando inutilmente lo spettatore che arriva stanco all'esiguo finale; preferendo la ripetizione alla sintesi.
Quello che si perde nella linea del racconto lo si recupera nei dettagli, nelle sfumature, in alcuni felici accenti. La narrazione è afasica, la sceneggiatura imprecisa; resta però la forte impressione dell'insipienza, della mediocrità, della reclusione psicologica e materiale di una generazione, incapace di desiderare, incapace di vivere, e delle pesanti responsabilità dei padri (ma anche delle madri) che agiscono secondo l'istinto delle bestie, cercando prima di tutto la conservazione della propria specie. Un orizzonte antropologico che, Islam a parte, non sembra così diverso da quello italiano.