"Dal Colosseo... alle folle a Parigi che venivano a vedere la ghigliottina, gli uomini sono sempre stati affascinati dalla morte e, più importante, dal fatto di assistere alla morte". Parola di Katy Courbet (Eva Mendes), produttrice del reality più estremo mai realizzato: una roulette russa in diretta, con sei partecipanti (un surfista spirito libero; un padre con figlio e azienda malati; un'aspirante attrice; una performer femminista; un latino gay; un laureato afroamericano) pronti a morire per cinque milioni di dollari. Scritto e diretto dall'esordiente alla finzione Bill Guttentag, già premio Oscar per i corti documentari Twin Towers (2003) e You Don't Have to Die (1989), interpretato da un'ottima Eva Mendes (anche produttrice esecutiva) e David Krumholtz (il Rex di Num3ers) nei panni del regista che sta girando un doc sullo show, Live! Ascolti record al primo colpo è un interessante mockumentary, il più interessante di un genere negli ultimi anni sulla cresta dell'onda, da Death of a President a Borat fino a JCVD. Al centro, l'eterna battaglia televisiva, e più in generale dello showbiz, tra indici d'ascolto e moralità, in un mix serrato ed emozionante: finirà, anzi no, con una doppia tragedia, un suicidio-omicidio in diretta, dopo aver stracciato audience e share di ogni Superbowl, per tradizione l'evento più seguito del piccolo schermo Usa. Se per il critico del Corriere Aldo Grasso, il reality è "discutibile per tanti versi ma anche interessante. Per la sua straordinaria, balzachiana capacità di entrare in corto circuito con la realtà, per essere, nella sua irrealtà, più vero del vero", Live! dimostra quanto sia reale il confine, per giunta ormai raggiunto dalle varie "real-tv", dell'irrealtà: uno sparo alla tempia, a uso e consumo dei Cesare sulla poltrona: morituri te salutant… Nella stupida corsa all'inedito, la morte ora corre "viva" (live) in diretta. E' forse l'ultimo stratagemma possibile per una fratellanza catodica universale: piccoli Big Brother crescono...