L'italia del nostro scontento è anche il film del nostro scontento. Verde, Bianco, Rosso: tre colori, tre capitoli e altrettanti temi dell'Italia contemporanea, innescati da un'idea di Franco Scaglia. Nel primo, sull'ambiente, Elisa Fuksas, 28enne figlia dell'architetto Massimiliano, racconta lo scempio della cementificazione selvaggia, la devastazione del paesaggio senza alcuna remora estetica. Nel secondo, sui giovani, Francesca Muci cerca di descrivere un'intera generazione: "spazzando via molti dei luoghi comuni e delle caricature abituali". Nell'ultimo capitolo, Lucrezia Le Moli inquadra la percezione che gli Italiani hanno della politica.
Questa la carta, leggi pressbook, che accompagna il film, ma sullo schermo la realtà è differente: la Fuksas chiama, tra gli altri, Oliviero Toscani e dei brillanti giovinotti della sua factory La Sterpaia a delineare le linee guida dell'attacco strutturale al panorama Italia, rintracciando sul percorso plurimi luoghi comuni, j'accuse poco radicali ma molto chic, ovvero soluzioni che a tratti scontentano più dei problemi; la Muci, viceversa, trova dei ggiovani più gggiovani cercando dissonanze antropologiche e discordanze di costume, tanto per fare delle eccezioni la regola, alla faccia di qualsiasi campione statistico; Le Moli - grazie a Dio abbiamo un tri e non un pentacolore - conclude dando libero sfogo al narcisismo apolitico e/o partigiano degli esemplari intervistati, tra cui spicca un 30enne leghista di rivoltante saccenza.
Cui prodest? In qualsiasi bar di qualsiasi città si ascolta di peggio, ovvero di meglio: tutto il resto è qualunquismo. E non servono inquadrature eccentriche, effetti flou e rari squarci di cinema ad "accontentarci".
PS: Esile consolazione, le musiche di Andrea Mariano non sono niente male.