In Georgia tra il 2009 e il 2013 sono oltre 172.000 le persone che hanno perso tutto. Gente comune che, dalla mattina alla sera, si è ritrovata oltre che senza lavoro anche senza una casa dove stare. Colpa del collasso economico che ha colpito il paese all'indomani della caduta del regime sovietico, perché la Georgia nonostante abbia riacquistato la libertà e un potere finalmente democratico, si è dimostrata impreparata a gestirsi da sola. Nel numero dei tanti in crisi anche Nino, la protagonista di Line of credit di Salomè Alexi, una quarantenne appartenente alla vecchia aristocrazia incapace di salvare il proprio patrimonio. La sua è una storia esemplare, che si dipana sul filo dei prestiti fino al crollo totale. Girato in poche settimane e con budget ridotto, questa opera prima ha il sapore della presa documentaria della realtà. Luci naturali, ambienti dal vero, tutto contribuisce a fissare una fotografia quanto mai incisiva di una nazione in crisi con migliaia di abitanti a un passo dalla povertà. Storia già sentita. Tutto il mondo è paese, verrebbe da  dire. In effetti le banche e gli speculatori a Tbilisi come nell'America di Barhani non fanno sconti a nessuno. Il tema è di quelli caldi e drammatici al contempo, però la regista trova la chiave giusta per affrontarlo ammantando la caduta libera di Nino dell'ironia tipica del cinema georgiano. La aiuta l'attrice Nino Kasradze, bella e nevrotica come si conviene al personaggio. Del resto Linea di credito è un film che conta molto sulla presenza e la forza delle figure femminili. Pare che in Georgia siano state le prime a rimboccarsi le maniche. E anche questa è storia nota.