Tre personaggi in cerca d'autore, e lo trovano: Johnnie To, in Concorso con Life Without Principle. Un'analista finanziaria è costretta a piazzare fondi ad alto rischio ai clienti per raggiungere gli obiettivi assegnati; un malvivente consulta gli indici di borsa, sperando di guadagnare denaro facile per pagare la cauzione di un amico; un impeccabile ispettore di polizia è alle prese con l'appartamento dei sogni (non suoi, della moglie).
Al centro una borsa con 5 milioni: dreams that money can buy, avida dollars, ma non è dadaista To. Anzi, intreccia storie, tempi e personaggi, strizzando l'occhio al Kubrick di Rapina a mano armata (“Non l'ho mai visto”), ma senza colpo – stilistico - ferire: è una Life ordinaria, in cui la violenza è dilatata e timida, come se non volesse uccidere i suoi caratteri; è la Life del Sistema, con la crisi globale che rimbalza tra Grecia e monitor, servizi giornalistici e esternalità made in Hong Kong; è una Life in tono minore, senza guizzi di camera, senza sussulti poetici, senza, in definitiva, troppa vitalità.
Forse To è invecchiato, sicuramente è pacificato. O forse di fronte alla crisi conviene distendere il sorriso, frenare la mdp, perché è lei il gangster più temibile, la droga peggiore: la Borsa.