Realtà e finzione. Vita, teatro, letteratura, tutto si intreccia senza soluzione di continuità nel documentario di Gianluca Matarrese. Presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori e in sala distribuito da Luce Cinecittà, L’Expérience Zola ci racconta la storia di Anne Barbot, regista teatrale formatasi insieme al regista all’ École Internationale de Théâtre Jacques Lecoq.

Troviamo Anne in un momento difficile: si è appena separata dal marito e sta cambiando casa. Spenta e senza desideri, si domanda se gli uomini abbiano un cuore visto che “avete il dono di ridurre noi donne in condizioni terribili”. Quando conosce Ben (Benoît Dallongeville), vicino di casa e attore senza scritture, decide a fatica di rimettersi in gioco: mette in scena L’assommoir di Zola, e gli propone il ruolo di Coupeau, riservandosi quello di Gervaise. Ben presto, tra letture e prove, tra ricerca e studio, la realtà sfumerà nella finzione e i due ripercorrono esattamente tutti i passaggi della storia di Coupeau e Gervaise fino alla rovina.

Come la letteratura di Zola che accarezza e al tempo stesso fa male, questo documentario cupo e contemporaneamente dolce, riporta sul grande schermo una storia di alcolismo, miseria, degradazione umana, ambientata nella Parigi operaia. E sebbene la figura di Coupeau sia più edulcorata nel film (quasi in qualche modo giustificata) l’uso della camera a mano, nonché Anne Barbot, riescono a riportarci in un altrove linguistico e letterario non dissimile da quella società oppressiva che emerge dalle pagine del grande scrittore francese.

Dopo Les Beaux Parleurs, Il Posto, The Last Chapter e Fuoritutto Matarrese si conferma un bravo documentarista.