Ventesimo e ultimo film in concorso, Les Terrasses, è diretto dall'algerino Merzak Allouache. Studi di cinema al famoso IDHEC parigino, abituato a muoversi tra i due versanti del Mediterraneo, Allouache fa esperienza nel documentario e nella fiction, prima di arrivare a questo odierno prodotto. Incentrato tutto su un'Algeri inedita, in quanto vista dalle terrazze di cinque quartieri diversi, e cadenzata dai cinque momenti di preghiera che scandiscono la giornata musulmana. Dall'alba al tramonto, ecco cinque storie di di disaffezione e disamore, esemplari di differenti occasioni sociali e familiari.
Il tentativo è quello di raccontare l'Algeri contemporanea attraverso alcune situazioni ‘private' che coinvolgono modi di fare, abitudini, tradizioni. Lo sguardo vuole essere forte e severo, senza toccare asprezze espressive. Dai piccoli racconti emergono scarti d incomprensione che si traducono in denunce indirette ma precise sulle difficoltà che impediscono a generazioni diverse di dialogare tra loro. Genitori e figli, una passione appena accennata tra due amiche destinata a chiudersi tragicamente, scontri sul tema della casa, della proprietà, del tempo e della memoria.
Allouache colpisce nel segno quando riesce a non farsi scavalcare dalla tentazione di essere sentenzioso e didascalico. Il mare che circonda le terrazze diventa collante di ariosità e respiro narrativo, attenua la tristezza per problemi che non si risolvono. Una città che il regista riesce a disegnare nella contraddizione tra antico e moderno, tra disordine e le ferree regole religiose. Forse si tratta di un dissidio che Allouache vive con molta forza e lo induce ad un approccio tra realismo e favola, per evitare operazione di denuncia diretta.