Khédidja (Aïssatou Diallo Sagna) trova impiego come tata di una ricca famiglia parigina che trascorre l’estate in Corsica. È l'opportunità di tornare con le sue figlie, Jessica (Suzy Bemba) e Farah (Esther Gohourou), sull’isola che avevano lasciato quindici anni prima in tragiche circostanze. Se la donna lotta con i propri ricordi, e quel che ostinatamente ha voluto dimenticare, per le due adolescenti l’estate è quella canonica: scoperta dei sensi, incontri inaspettati, teneri innamoramenti, scontri identitari, alcool e droghe, il campionario che catalizza romanzo di formazione e coming-of-age.

In Concorso a Cannes 76, è Le retour di Catherine Corsini, selezionato malgrado le polemiche che ne hanno segnato l’iter, in riferimento a comportamenti inadeguati sul set che avrebbero coinvolto in prima persona la regista e al finanziamento del CNC ritirato per una scena a carattere sessuale con minori non dichiarata preventivamente. Thierry Fremaux e il festival, verificata la mancanza di denunce a carico di Corsini, l’hanno messo in cartellone, e per la Palma, in un secondo tempo, guadagnandosi gli strali del collettivo 50/50, che opera per la parità, l’uguaglianza e la diversità nell’audiovisivo. Insomma, due giorni su due ad alta tensione: dopo quelle per Jeanne du Barry, la querelle è per Le retour.

Detto che Bemba e Gohourou sono assai brave, detto che la regia della corsa Corsini privilegia il fisico sul lirico, e non c’è male, il dramma balneare che è insieme del passato luttuoso e del futuro, si spera, roseo si fa apprezzare massimamente per una certa ironia, per sprazzi di verità che elevano i dialoghi dalla carta e li gettano nella vita, siano essi schermaglie amorose o rasoiate genitori/figli.

Nel cast anche Lomane de Dietrich, Virginie Ledoyen, Cédric Appietto e il solito superbo Denis Podalydès, il più ironico, Le retour non ha tantissime ragioni per stare in Concorso, e nemmeno per non starci: malgrado le controversie, la bandiera francese deve aver pesato, e ci può stare.

Certo, se uno pensasse all’immediato mediale delle adolescenze di Abdel Kechiche evocherebbe un altro campionato, ma Corsini gira classico, sonda umori e moti, esplode la giovinezza e accarezza l’elaborazione dei lutti. Un film medio, con licenza di divertire tra hashish e aperitivi, e con beneficio del dubbio: la competizione non è troppa grazia?