Le migliori cose del mondo si possono trovare dove meno te le aspetti. Nella crisi tra genitori, nella corta coperta del pregiudizio (prima o poi tocca a te, tranquillo), nelle paturnie di un fratello, nei cortocircuiti dell'amore.
E' una saggia educazione agli errori il film di Laìs Bodanzky, anni passati ad analizzare adolescenti. Tempo ben speso: difficile trovare nella sclerotizzata galassia dei teen movie, uno sguardo altrettanto profondo ed effervescente, analitico e leggero. Della serie: indicazioni importanti dal cinema sudamericano.
Siamo a San Paolo, liceo della buona borghesia, ragazzi alle prese con libri e riti d'iniziazione e sogni a occhi aperti, bramando un posto tra le fila del mondo. Mano (Francisco Miguez), che pensava di averne uno, è il più perso di tutti: genitori separati, padre gay, maestro di chitarra - e di vita - che ha fatto fagotto, prima cotta andata in fumo, amica del cuore che ha staccato la spina, fratello aspirante suicida. Buio totale.
Fortuna che ad accendere le luci ci pensi il film, felice nei personaggi, convincente nei loro pedinamenti. L'età inquieta non è la grande smarrita, ma quella che impara a smarrirsi. La morale non potrebbe essere più semplice: i giovani imparino dagli sbagli, gli adulti a sbagliare di meno.