Forrest Gump non è cresciuto. Al netto dei neuroni, qui sulla carta aumentati, Tom Hanks bamboccione è e bamboccione rimane: problema, ritardato è ancor più il film, che sin dall'intestazione ha le idee poco chiare. Si chiama Larry Crowne, il title-character dello zio Tom, ma viene ribattezzato Lance Corona, perché fa più cool: licenziato dal supermercato per un cursus honorum insufficiente, torna al college, va in giro con lo scooter, si veste da giovane e si invaghisce dell'insegnante Julia Roberts.
Ma non c'è riscossa al tramonto dell'American Dream, solo del sonnifero per dormirci su, che Hanks regista e sceneggiatore (con Nia Vardalos) dispensa a piene mani. Tra paturnie di mezza età e pulsioni depressive, tutto il resto è fall and rise con la sordina e incredula rivincita dei nerd. E pare strano che il nostalgico Hanks finisca per giocare un brutto tiro ai sempre cari anni ‘80, facendo dei Goonies in bicicletta dei gonzi in motoretta, con il suo Larry in testa. Negli Usa non è andato bene (35 milioni di dollari d'incasso, 30 di budget), forse perché Hanks non ricorda quel che diceva la mammina del suo Forrest Gump: “Devi gettare il passato dietro di te, prima di andare avanti”.