Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna. Detto più che mai calzante nel caso dell’ex Presidente della Repubblica francese Jacques Chirac. Alla ribalta per anni eletto nel 1995 e in carica fino al 2007, di lui sappiamo tutto. De La moglie del presidente invece ben poco. Ci pensa il bel film di Léa Domenach, presentato in anteprima al festival Rendez Vous e ora in sala con Europictures, e soprattutto la bravissima Catherine Denevue a mettere luce e ancor più a dare luce alla donna sempre all’ombra del marito: Bernadette Chirac.

Bollata come troppo antiquata, austera, conservatrice, cornuta con stile, pubblicamente tacciata come opportunista, sfruttatrice di bambini malati per farsi ben volere, definita una “Crudelia De Mon in tailleur”, in verità ironica, divertente e libera come la regista scoprì dopo aver visto il doc Bernadette Chirac, mémoire d’une femme libre di Anne Barrère e come ci racconta bene il film d’esordio della Domenach scritto a quattro mani con Clémence Dargent.

Il diktat implicitamente formulato dal marito e dalla figlia Claude, rispettivamente interpretati da Michel Vuillermoz e Sara Giraudeau, era: non metterti in mostra. O anche, per dirla con le parole dello stesso Presidente: “Sostienimi con prudenza rimanendo un passo indietro come hai sempre fatto”. Per fortuna la First Lady un passo lo ha fatto, ma avanti: dalla campagna delle Monete Gialle alla conversazione con il giornalista Patrick de Carolis nel 2001 che le diede un grande successo mediatico fino alla ‘Maison de Solenn’ per aiutare bambini con disturbi alimentari.

Coloratissimo e un po’ pop. Azzeccatissima poi la scelta di raccontare tutto con ironia attraverso la doppia chiave della satira e della commedia, con l’aggiunta di qualche immagine d’archivio (come l’incontro con Hillary Clinton a Corrèze) e un coro che spesso la accompagna rendendo omaggio al suo lato religioso. Una scelta che rende ancor più sentita questa storia di emancipazione femminile portata avanti con indosso un tailleur color rosa acceso e a colpi di autobiografie dai titoli animaleschi: Memorie di una tartaruga.

Se è vero che la Cortellesi va finalmente a votare in C’è ancora domani, le cose poi non sono così cambiate per le donne nel dopoguerra e post voto anche la vita agiata della moglie di un presidente può essere piuttosto faticosa. Dal bianco e nero al colore si continua a combattere. Vedere per credere.