Un epico racconto cinese, una shakespeariana tragedia in terra mandarina, nei tempi ultimi e insanguinati della dinastia Tang (siamo nel IX secolo dell'era moderna), un film di colori sgargianti, di grandi tragedie, di cuori trafitti e di implacabili rituali: Zhang Yimou prorompe vigoroso nel dramma intimistico, nell'estetica roboante plasmata per raccontare la dissoluzione di una famiglia imperiale, chiusa nel palazzo di morte (il più grande set cinematografico mai costruito in Cina), sede esplosiva di ricatti e intrighi, amori illeciti, violenze e veleni, lacrime e sangue, annunciati nel trascorrere delle ore da invisibili servi. Imperatore e Imperatrice si sfidano al vertice: Chow Yun Fat e Gong Li, di straordinaria recitazione, di subdolo fascino ed eterea bellezza, affrontandosi nel torbido delle passioni. Lui che lentamente avvelena lei, etica del maschio dominatore (sono le parole del regista) che si impone inesorabile sull'universo femminile; lei incestuosa e vendicativa, con alcune memorabili scene. Ai diversi livelli, le tragedie si moltiplicano: tre figli (ricordate Re Lear?), tra i quali la pop star taiwanese Jay Chou, che lottano per la sopravvivenza, il piacere e il potere, il dottore imperiale e la figlia che celano segreti, eserciti fidati e ribelli da una parte e dall'altra, tutti d'oro oppure tutti neri, per una spettacolare battaglia finale nella gran notte sacra del Crisantemo. Sicari che volano come pipistrelli o strisciano nel buio di corridoi silenti. Battaglia finale su uno sterminato mare di crisantemi gialli, che riflettono la ricchezza e l'oro delle colonne del palazzo, striato dalle lampade rosse e dal sangue dei perdenti. Uno spettacolare caleidoscopio di canti, di suoni, di rumori guerreschi, di passioni celate e amori pubblici: il grande regista cinese si cimenta in un gioco di raffinati equilibri tra particolari e magniloquenza, penetrando nei saloni scintillanti, nelle cucine vaporose, nelle alcove peccaminose e nei cortili immensi, proiettandoci al centro di scontri che diventano danze, scatenamento di energie guerresche con macchine e alabarde, lance e spade, oppure rimpicciolendo lo sguardo sulle magnifiche labbra di Gong Li o i suoi terrei occhi vicini alla morte. Spettacolare e intimistico, appassionante e sontuoso. Tutti, poi, ricoperti d'oro e di sete, elegante testimonianza di armonia e di cromatica magnificenza, riverberate nelle musiche di corte e nel clangore delle armi.