Può un film programmaticamente claustrofobico rivelarsi un'opera di apertura, e forse addirittura di “riapertura” di una carriera? È quanto accade con Io e te, che nella filmografia di Bernardo Bertolucci segue a distanza di nove anni il precedente The Dreamers. Quel che è accaduto in questo decennio di vuoto, lo sappiamo: una lunga, dolorosa malattia che ora costringe il regista su una sedia a rotelle; e di conseguenza la scelta, una volta ritrovato il coraggio e la forza di lavorare, di un soggetto “da camera” che consentisse a Bernardo un programma di riprese circoscritto e confortevole. Di qui il romanzo di Ammaniti, la storia di un adolescente “difficile” che fa credere alla madre di essere in partenza per una settimana bianca con la scuola, e invece si nasconde in cantina, attrezzato di tutto punto per alcuni giorni - passateci l'ossimoro - di prigioniera libertà. Solo che in questo rifugio arriva come un turbine la sorellastra del ragazzo, schiava dell'eroina e persino più complicata di lui…

C'è un filo rosso che collega The Dreamers a Io e te, e che sembra provenire da Io ballo da sola e da La luna: è quello, appunto, dell'adolescenza come un'età arruffata e rissosa, vogliosa di chiudersi in se stessa e di non fare i conti con il mondo. Un tema che trova il proprio contraltare nel Piccolo Buddha e nell'Ultimo imperatore, dove due ragazzini devono invece affrontare un destino enormemente più grande di loro. La cantina di Io e te potrebbe essere letta come la placenta dalla quale tutte queste storie sono nate: idealmente - e scommettiamo che l'idea gli piace - questo film è la vera opera prima di Bertolucci, visto che quell'altra (La commare secca, girato a 21 anni) era un soggetto non suo, affidatogli dal maestro e amico Pier Paolo Pasolini. Film ovviamente realizzato con maestria, e tutto affidato ai talenti acerbi ma travolgenti di due attori giovanissimi, Tea Falco e l'esordiente Jacopo Olmo Antinori: che ha gli stessi occhi di un altro ragazzo oggi 69enne, il Malcolm McDowell di If… e di Arancia meccanica.