Quante storie cinesi, di ogni epoca e spessore. Quanti cuori infranti e traditi, nella patria di Mao. Quante lacrime, silenzi, ibridi compromessi, sguardi assetati di senso scaturiscono anche da Hongyan - La più bella, ulteriore conferma della vitalità di quel cinema asiatico che si è inserito con il giusto peso nel mercato e alla Mostra. Il titolo originale fa riferimento al presunto doppio volto della protagonista Xiao Yun: significa - viso truccato -. Come le attrici dei palcoscenici, come le sgualdrine che offrono illeciti piaceri. Ma la povera Yun, invece, non è né questa né quella: rimane incinta in giovanissima età, ma più per un atto sconsiderato che per volontà esplicita di procreare. Si espone per questo alle rigide rappresaglie del sistema sociale cinese (l'anno è il 1983): lei e il ragazzo padre sono espulsi dalla scuola e additati al pubblico ludibrio. Lui se ne esce subito di scena, andandosene in altra città, abbandonando madre e figlio, e quest'ultimo abbandonato anche da lei dopo un parto clandestino. Gli anni della vita non ammettono però rilassati indugi e non permettono facili oblii: sofferenza per entrambi, tentativi di sopravvivenza per Yun e vicissitudini quotidiane di diverso genere per tutti. Mentre un ragazzino furbo, spigliato, intelligente e sensibile, che abita al di là del fiume, fa capolino nella vita della donna e del paese. Una attrazione indefinibile li avvicina, ma le regole assestate della società rurale ed il futuro prossimo di entrambi non permetterà, a loro come a tutti, di svelare antichi segreti, antichi amori o semplicemente di dar credito alle intuizioni del cuore. Yun fuggirà anche lei dal passato e dal presente, ma soprattutto dai pensieri, dai sospetti e dai dubbi, per raggiungere quel luogo capace di soddisfare la sua anima, quella innocente della ragazzina di molti anni prima. Estremamente delicata davvero, questa bella opera della regista cinese Li Yu, narrata con sobrietà, poesia, senso dell'umano. E davvero era necessaria una donna per dirigere il gruppo di attrici connazionali che sono decisamente di rara naturalezza e di sapiente professionalità.