Opera prima della franco-svizzera Ursula Meier, presentata alla Semaine de la Critique a Cannes 2008 e accolta favorevolmente dalla critica transalpina: "Esistono ancora queste utopie nel cinema, ma è sempre più difficile", afferma la protagonista Isabelle Huppert, madre che (soprav)vive con la famiglia in una casa sul ciglio dell'autostrada, "osservata con un dispositivo teatrale, come dei pesci rossi in una boccia d'acqua". Fin qui tutto bene, anzi no: tra un profluvio di citazioni che si vorrebbero involontarie (da Tati a Godard, passando per Polanski e Hitchcock), equilibrio incerto tra le ragioni della commedia e quelle dell'apologo politico, ecologista, etc., che richiederebbe il dramma - il finale incomprensibilmente ottimista è genuinamente posticcio - Home fatica a trovare casa, ovvero una coerenza poetica, ancor prima che stilistica, e una residenza ideologica: se ogni interpretazione - come vuole la regista - è lecita, non è democrazia, ma anarchia dello sguardo. Ce n'è anche per Madame Huppert, prossima presidente di giuria a Cannes: alla prima inquadratura, la sua madre espansiva e gioiosa sappiamo già che non durerà. La versatilità di un'attrice è preziosa: soprattutto per lo spettatore.