In un concorso davvero militante e di ricerca come da tempo punta a essere Orizzonti, non può mancare un film antiborghese, crudamente proletario, esteticamente sovversivo. Definizioni parapolitiche a parte, l'australiano Hail è arrivato come una rigenerante doccia scozzese in un intreccio di velleità autoriali che rischiava di diventare soffocante.
Amiel Courtin-Wilson viene da una lunga esperienza nel cinema documentario e si vede. Regista e sceneggiatore di questo anomalo e coraggioso vero esperimento, Courtin-Wilson fonda il suo progetto su un incontro extracinematografico con il protagonista Daniel P. Jones - attore non professionista e vero ex-galeotto - e con la sua compagna Leanne Letch. Dall'osservazione dei loro corpi concreti e della loro concreta passione carnale il regista decide di prendere ispirazione per scrivere una storia che sia un montaggio di pezzi, parte riscrittura delle storie personali dei due, parte immaginazione fiorita dalla realtà.
Il lungometraggio che ne vien fuori conserva in sé l'originale gradualità del processo d'ideazione: inizia come un film di cronaca sociale e finisce come un thriller metropolitano. Anzi no. Perché a un certo punto nel flusso del racconto - che pian piano diventa sempre più scuro come più scure sono le luci e più scuri i colori delle immagini - Courtin-Wilson inietta visioni quasi astratte dei due compagni appassionati, fino a volerle deporre in fondo al film in guisa di finale anarchico; che si tratti di premonizioni, sogni, proiezioni fantastiche del desiderio, poco importa, perché questi brevi inserti sono niente di più - e niente di meno - che il sintomo più esplicito dell'ispirazione antinarrativa del regista, una forza immaginifica che preme dall'interno profondo del film per farne esplodere il tessuto del racconto. Un epilogo dunque che surclassa la linea logico-razionale degli eventi, la frantuma e la rimescola, sconvolgendo retrospettivamente tutto il film, e riempiendolo di un inatteso lirismo. Soprattutto inventando una narrazione inusitata che è già fatto di stile.