Dopo I nostri 30 anni: generazioni a confronto e Ritorni, Giovanna Taviani, figlia di Vittorio, porta in sala il suo terzo documentario, già presentato a Venezia nella sezione Controcampo, e ci conduce in un viaggio su una tartana dalla vela rossa attraverso le isole Eolie, luoghi di Fughe e approdi (da qui il titolo) tra immaginario e realtà.  Così, a distanza di tredici anni la regista torna negli stessi luoghi dove nel film Kaos di Paolo e Vittorio Taviani (1984) interpretava la bambina, con la madre e le sorelle, che veleggiava per raggiungere Malta accompagnata da un ex pescatore originario di Lipari, Figliodoro (Francesco D'Ambra).

Dalle cave di pomice al castello dei forzati dell'Ottocento e degli antifascisti, dalle eruzioni vulcaniche all'attacco della filossera sulle vigne degli isolani Giovanna, insieme a Figliodoro, ci conduce in un nuovo viaggio senza dimenticare le storie che, prima di noi, i grandi maestri del cinema hanno raccontato: Roberto Rossellini (Stromboli, terra di Dio), Michelangelo Antonioni (L'Avventura), i fratelli Taviani (Kaos), Dieterle (Vulcano), fino a Troisi (Il postino) e Nanni Moretti (Caro Diario).

Sulla scia della memoria e lungo le tracce del vissuto e dell'immaginario della regista, memoria personale e memoria collettiva e cinematografica delle Eolie si fondono. E si approda in una poesia che mostra attraverso i volti e i racconti degli isolani (il pescatore che tutti i giorni portava il caffè alla Bergman salendo a piedi nudi fino alle pendici del vulcano o Anna Magnani soprannominata “Anna Cagnani” perché si occupava di cani abbandonati mentre girava Vulcano e soffriva d'amore per Rossellini che contemporaneamente dirigeva la sua nuova musa e amante, Ingrid Bergman, a Stromboli) il carattere violento, epico e lirico della natura.