Portare sullo schermo Patrick McGrath? Follia. Di nome, ma non di fatto. Se adattare il bestseller - 40 edizioni e 500mila copie vendute in Italia - dello scrittore scozzese pareva sulla carta impresa disperata, la versione cinematografica targata David McKenzie non delude, anzi: ci trovassimo di fronte a uno script originale, si griderebbe al (piccolo) miracolo. Sceneggiatura di Patrick Marber (drammaturgo di Closer) fedele ma non prona: la fine di Stella "coreografata" ad hoc, sfumature caratteriali originali; regia robusta e senza fronzoli, e un cast armonico e sostanzioso: Natasha Richardson è Stella, folle d'amore per Edgar Stark (Marton Csokas), artista uxoricida internato nel manicomio in cui lavora il marito Max (Hugh Bonneville) e  Peter Cleave (Ian McKellen), entrambi psichiatri. Sono gli interpreti a fare il film, ben diretti da McKenzie: la Richardson, figlia (Tony Richardson e Vanessa Redgrave) e moglie (Liam Neeson, già accreditato per il ruolo di Edgar) d'arte, si cala nei meandri della psiche ossessiva di Stella con misurata bravura, forse concedendo poco al pathos, ma evitando la trappola dell'enfasi melodrammatica. Ben retrodatato negli anni '50, Follia funziona anche sullo schermo, spalancando la visione all'amor fou, che obnubila e confonde, annienta figli e famiglia, consegna l'Io all'autodistruzione. Mentre il manipolatore McKellen se la ride, chi può si salvi…